
Nickelback: "Dieci album in un concerto"
Nickelback. E sai cosa ascolti. Per trent’anni il quartetto canadese ha dovuto difendersi dallo snobismo musicale che lo bollava come un fenomeno commerciale trasformandolo nel bersaglio preferito di quei media che, tournée dopo tournée, è riuscito ad ammansire come testimoniano le ottime recensioni del Get Rollin’ World Tour atteso oggi all’Unipol Arena. "Get Rollin’ è il nostro decimo album e con così tanto repertorio un concerto dovrebbe durare 3-4 ore, ma cerchiamo di mantenerci entro limiti fisiologici" racconta in videocall il bassista Mike Kroeger, coprotagonista con il frontman Chad Kroeger (ex marito di Avril Lavigne) pure del docufilm Hate To Love: Nickelback, uscito nelle sale a marzo per raccontare l’avventura umana e artistica della band di How you remind me, Photograph, Far away. "La parte più delicata diventa quella di adattare il repertorio ai gusti del pubblico includendo o escludendo pezzi, ma anche spostandoli all’interno della scaletta a seconda dei feedback che riceviamo sera dopo sera. Un lavoro continuo che, dopo un anno passato sulla strada, regala ora i suoi risultati migliori".
Avete suonato a Bologna solo una volta, all’Mtv Day del 2003. E solo sei canzoni.
"Ricordo quella sera di settembre all’Arena Parco Nord come se fosse ieri. Il nostro set fu abbastanza breve perché nel cartellone della giornata c’erano altri otto gruppi, ma provammo a sfruttare al meglio il tempo a disposizione. Anche se il meglio venne dopo, quando alcuni amici ci portarono a cena in un ristorante un po’ fuorimano: una delle migliori cene della mia vita".
L’accoglienza è la stessa ovunque o varia di paese in paese?
"Alcuni fan sono piuttosto ‘riservati’, mentre altri decisamente più estroversi. Emotivamente parlando, per noi quello italiano è un pubblico di fascia alta, secondo solo a quello spagnolo, il più caloroso d’Europa".
C’è qualche album della vostra discografia che oggi non rifareste allo stesso modo?
"Forse quelli dei primi anni, registrati su vecchi supporti col nastro da due pollici; un’esperienza completamente diversa rispetto all’era digitale. Con le moderne tecnologie oggi tutto è più veloce e più sicuro. Anche se il nastro continua a suonare meglio. Ma è questione di tempo: il sistema digitale continua a progredire e ad avvicinarsi sempre più sotto il profilo qualitativo a quello analogico".
Perché come supporter avete scelto indie-rock britannico dei Lottery Winners?
"C’è stato un momento in cui alcuni, per ridere, hanno iniziato a reinventare su TikTok canzoni più o meno conosciute nello stile delle ballate marinare. I Lottery Winners l’hanno fatto con la nostra Rockstar e la cosa è piaciuta al punto che siamo diventati amici. Così gli abbiamo chiesto di seguirci in tour e durante lo spettacolo di solito condividiamo pure la cover Don’t look back in anger degli Oasis".
Ve la siete presa per quell’episodio de ’I Griffin’ in cui la fidanzata canadese del protagonista Chris gli confessa di avere un padre ’sfigato …che suona nei Nickelback’?
"Penso che prendersi gioco di Nickelback sia stato solo un modo per provare ad avere una reazione divertita in un episodio che poi così divertente non era. Roba da ragazzini".
E voi ai concerti di ragazzini ne avete?
"Nell’ultimo tour europeo abbiamo notato che la media dell’età anagrafica s’era dimezzata. Mi sono trovato davanti adolescenti più giovani dei miei figli e non ho trovato una ragione. Così ho smesso di cercarla".