di Alessandro Caporaletti
Nel Ravennate ci sono ancora migliaia di ettari di campi seppelliti da distese d’acqua putrescente (venerdì, Confagricoltura ne stimava almeno 15mila), mentre nelle campagne delle province di Forlì-Cesena, Bologna e Rimini dopo la pioggia ecco l’incubo del fango indurito dal sole, un manto di limo e argilla arso dalla calura che soffoca terreni e radici, strangolando alberi e frutteti. Più passano i giorni e più la devastazione sui campi assume le dimensioni di un’apocalisse per l’agricoltura dell’Emilia-Romagna alluvionata. Secondo la Regione, la calamità ha colpito il 42% della superficie agricola, nella quale operano 21mila aziende (e altre 2.800 dell’agroindustria): i danni superano il miliardo e mezzo, ma la conta è appena iniziata. "Abbiamo già casi di asfissia radicale provocati dall’acqua che ristagna da giorni e dal fango –, ammette Marcello Bonvicini, presidente regionale di Confagricoltura –. Il destino di frutteti e coltivazioni di drupacee (pesche nettarine, susine, albicocche, ciliegie, ndr) è segnato. Andranno espiantati e ci auguriamo ripiantati, se le aziende avranno ancora la forza per farlo". Per Coldiretti, è andata persa la produzione di almeno 400 milioni di chili di grano (un terzo del grano tenero nazionale), mentre "il raccolto della frutta sarà compromesso per i prossimi 4 o 5 anni – scandisce il direttore regionale, Marco Allaria Olivieri –, senza contare che alcuni terreni dovranno essere lavorati, riconvertiti ad altri tipi di produzione e non saranno profittevoli per diversi anni".
È una strage di alberi da frutto, tra 10 e 15 milioni da estirpare, ma il numero aumenterà, e sono 160mila gli animali da lavoro morti, dai bovini alle oche, secondo le stime di Coldiretti. "E poi c’è tutta la filiera di trasformazione, che senza prodotto è destinata a fermarsi – aggiunge Allaria Olivieri –. In totale parliamo di 50mila posti di lavoro". Lo scenario è da catastrofe. Acqua e fango in pianura, terreni squarciati dalle frane in collina e in montagna. "Abbiamo aziende completamente isolate, sarà uno dei problemi più gravi nel prossimo futuro – è l’allarme delle organizzazioni degli imprenditori agricoli –. È urgente ripristinare viabilità e infrastrutture per garantire gli approvvigionamenti e la distribuzione".
Sul tavolo del governo le richieste sono chiare. "Indennizzi veloci e cospicui, così da coprire il 100% dei danni", avvertono Bonvicini e Allaria Olivieri. "Non è immaginabile aspettare risarcimenti a due anni – aggiunge il primo –, sarebbe troppo tardi e intanto sparirebbero migliaia di aziende, che hanno perso non soltanto i terreni, ma anche i beni strumentali indispensabili per la produzione (trattori, capannoni e altri mezzi)". La velocità farà la differenza. Le prime risorse sono arrivate dal governo (100 milioni per gli indennizzi diretti e altri 75 per l’acquisto di macchinari e tecnologie spazzati via dall’acqua) ed è un "segnale importante". "Ma ora attendiamo provvedimenti importanti come la nomina del commissario", dice ancora Bonvicini. Per ripartire ci vorranno miliardi.
