"Occhipinti resta un violento e non può tornare in libertà"

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Una "ingravescenza delle esternazioni di violenza" ai danni della ex compagna che "evidenziano il mancato abbandono di quelle logiche che possono sorreggere anche reati più gravi". Marino Occhipinti, l’ex componente della banda della Uno Bianca condannato all’ergastolo per l’omicidio della guardia giurata Carlo Beccari, resterà in carcere. Ed eccole le motivazioni del tribunale di Sorveglianza di Venezia che in un sol colpo ha revocato la liberazione condizionale rigettandone pure il reclamo sulla libertà anticipata. "Una notizia positiva – così Rosanna Zecchi, presidente dell’Associazione dei parenti delle vittime della Uno Bianca – Mi dispiace per la donna picchiata, ma lei sapeva benissimo chi era Occhipinti. Deve restare in carcere, ai ravvedimenti di queste persone che hanno ucciso non ho mai creduto. Sono violenti e tali resteranno".

A bloccare il suo viaggio verso la scarcerazione (il 4 ottobre era fissato il termine della libertà vigilata) questa volta sono state le accuse della ex compagna che, scrivono ora i giudici, Occhipinti avrebbe spedito in ospedale il 24 marzo scorso dopo averla "sbattuta a terra, dandole dei calci e provocandole dolori alle costole e all’addome".

Il forlivese oggi 57enne, indagato dal 28 marzo dalla Procura di Padova per maltrattamenti, secondo la Sorveglianza, "ha dimostrato di non saper abbandonare l’utilizzo della violenza verso l’altro che ne ha caratterizzato anche il passato criminale e, dunque, di non aver adeguatamente assimilato i valori condivisi cui è necessario uniformarsi laddove si ambisca all’integrale reinserimento nella vita sociale con elisione della pena perpetua". Con l’avvocato Milena Micele, l’ex complice dei fratelli Savi sta già preparando il ricorso per Cassazione.

Nicola Bianchi

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