Omicidio di Gaggio, via al processo La difesa: "Dinamica da rivalutare"

Dal legale di Ferrari, alla sbarra per la morte della cugina Natalia, la richiesta di un esame sul luogo del delitto. Tra i testimoni da sentire in aula, forze dell’ordine e consulenti. La Procura nomina la figlia dell’imputato

Omicidio di Gaggio, via al processo  La difesa: "Dinamica da rivalutare"

Omicidio di Gaggio, via al processo La difesa: "Dinamica da rivalutare"

Maglione verde bottiglia e stivaletti beige. Seduto accanto ai suoi avvocati, Fabio Enrico Ferrari, 72 anni, non ha perso un istante della prima udienza del processo a suo carico: deve rispondere di avere ucciso a colpi di fucile la cugina Natalia Chinni, 72 anni anche lei, il 29 ottobre 2021 a Gaggio Montano. In aula, il pm Antonello Gustapane, la difesa e le parti civili – cioè il figlio della vittima Federico, il marito Luigi e la sorella Clelia, rappresentati dall’avvocato Mario Bonati – hanno presentato una lunga lista di testimoni. Più di venti solo quelli della Procura. La Corte d’Assise ha poi conferito l’incarico al perito Lorenzo Benedetti di trascrivere le intercettazioni telefoniche dell’imputato.

Dal canto suo, la difesa ha chiesto inoltre di eseguire un esperimento giudiziale: con un sopralluogo sul luogo del delitto con dei tecnici, chiarire che "con quella conformazione del terreno e stando alle ipotesi balistiche, è impossibile che la dinamica dell’omicidio sia quella ricostruita dall’accusa", chiarisce l’avvocato di Ferrari, Franco Oliva. Il presidente della Corte, Pier Luigi Di Bari, si è riservato di prendere più avanti una decisione a riguardo.

Nella lista di testimoni, oltre a carabinieri, vicini di casa, medici legali e tecnici incaricati dei rilievi, la Procura ha nominato la figlia di Ferrari, che dovrà rispondere dei "70mila euro ricevuti in dono dal padre poco dopo l’omicidio della cugina". Inoltre, avranno la parola in aula i consulenti che analizzarono il mais rinvenuto nel bosco attorno alle abitazioni di Chinni e Ferrari e quello che l’anziano aveva in casa. Per l’accusa,furono infatti le continue liti dovute ai cinghiali ’invitati’ a scorrazzare in giardino uno dei motivi del deterioramento dei rapporti tra i cugini e soprattutto della lite culminata nell’omicidio. Ferrari avrebbe dunque attirato gli animali col mais per cacciarli, nonostante dal 2020 avesse il divieto di detenere armi, e avrebbe pure eseguito buchi nella rete di recinzione del cortile della cugina per permettere loro di avvicinarsi. Chinni fu raggiunta da sette colpi d’arma da fuoco tra l’ombelico e le gambe proprio mentre si trova in ginocchio, intenta a riparare quella rete. Ora il cugino, oltre che dell’omicidio aggravato dai futili motivi di vicinato, deve rispondere pure della detenzione illegale di armi e munizioni. Anche se l’arma del delitto non è mai stata trovata.

"Mancano gravi indizi che indichino il mio assistito come autore del delitto. Gli argomenti sul fatto che fosse stato un cacciatore possono essere suggestivi, ma sono solo di contorno", attacca l’avvocato Oliva, che difende l’imputato con la collega Angelita Tocci. Ferrari, che da sempre si dichiara innocente, è ai domiciliari da poco più di un anno; la Procura ne ha chiesto l’esame in aula.

La prossima settimana inoltre comincerà il processo in abbreviato nei confronti di sua moglie, Loredana Bicocchi, accusata di detenzione illegale d’armi in concorso col marito.

Federica Orlandi

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