FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Omicidio di Sofia Stefani: la verità dalle tracce di sangue

Venerdì eseguita l’autopsia: la ragazza centrata da un colpo partito dal basso, a distanza ravvicinata. La traiettoria degli schizzi ematici nell’ufficio del vigile Gualandi sarà analizzata dai consulenti balistici

Sofia Stefani, uccisa a 33 anni, e Giampiero Gualandi in carcere per omicidio

Sofia Stefani, uccisa a 33 anni, e Giampiero Gualandi in carcere per omicidio

Anzola, 26 maggio 2024 – Nessun dettaglio sarà trascurato, neppure la disposizione delle gocce di sangue sparse nell’ufficio di Giampiero Gualandi nella sede del comando di polizia locale di Anzola. Dove il 16 maggio scorso è morta la vigilessa Sofia Stefani, 33 anni, raggiunta al viso da un colpo letale della pistola d’ordinanza del suo ex collega Gualandi, con cui la ragazza aveva avuto una relazione.

Sofia Stefani, uccisa a 33 anni, e Giampiero Gualandi in carcere per omicidio
Sofia Stefani, uccisa a 33 anni, e Giampiero Gualandi in carcere per omicidio

L’uomo, accusato di omicidio volontario aggravato, ora è in carcere. E per la ricerca della verità sull’omicidio – sia esso volontario, come contestato dalla Procura, o colposo, come rivendica con forza l’indagato con il suo difensore Claudio Benenati – sono stati disposti dalla Procura diversi esami approfonditi. Venerdì è stato completato l’esame autoptico sui poveri resti della ragazza: i pm hanno nominato come consulente la dottoressa Valentina Bugelli di Parma, mentre le parti hanno incaricato i propri (l’avvocato difensore di Gualandi, Claudio Benenati, ha nominato il medico legale Guido Pelletti, la famiglia Stefani il dottor Andrea Casolino).

I rilievi, da quanto emerge, confermerebbero la dinamica di un colpo partito dal basso verso l’alto, a distanza piuttosto ravvicinata dal volto della vittima. Dinamica compatibile con entrambe le ricostruzioni, quella della difesa su un colpo accidentale partito durante una colluttazione tra i due e quella del gesto volontario sostenuta da Procura e gip.

Intanto, a breve cominceranno i lavori per la perizia balistica. Che sarà composta da più passaggi. Innanzitutto, andranno acquisite eventuali impronte digitali e tracce di Dna rimaste sulla Glock d’ordinanza di Gualandi. Se ci fossero anche tracce di Stefani, sarebbe un punto a favore della difesa, che ricostruisce come il colpo sia partito mentre i due si contendevano l’arma, durante la lite.

Non sarà però scontato trovarne: l’impugnatura della Glock è zigrinata e perciò non è detto che le impronte vi attecchiscano, mentre tracce di Dna, per esempio di saliva, non è detto siano cadute sull’arma.

I consulenti (due carabinieri del Ris di Parma per la procura, l’esperto Paride Minervini per la difesa) eseguiranno anche sopralluoghi sul luogo del delitto e appunto studieranno gli schizzi di sangue della vittima, che potrebbero rendere spunti utili a ricostruire la precisa dinamica dell’accaduto e la traiettoria del proiettile sparato dall’arma di Gualandi.