Panchina per Alessandra "La tua storia fa rumore"

Inaugurata ieri al giardino Zaniboni, vicino a dove la donna fu uccisa. Il cugino Andrea Matteuzzi: "La solidarietà è la forza di questa città"

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Una panchina rossa, al parco Zaniboni, a pochi metri da via dell’Arcoveggio 42. Lì, dove Alessandra Matteuzzi abitava. E dove, lo scorso 23 agosto, è stata uccisa dal suo ex Giovanni Padovani. "In memoria di Alessandra, vittima di femminicidio, perché nessuna subisca mai più violenza", recita una targa. A inaugurare la panchina, ieri mattina, nella giornata contro la violenza di genere, il sindaco Matteo Lepore e la presidente del Quartiere Navile, la segretaria del Pd Federica Mazzoni. Vicino a loro, in silenzio, Stefania Matteuzzi, la sorella di Alessandra. Non parla, ma stretta alle amiche non riesce a trattenere le lacrime. A prendere la parola, è suo cugino, Andrea Matteuzzi: "Questa panchina è per noi una dimostrazione importante di solidarietà, grazie dal profondo del nostro cuore alla città e a tutte le istituzioni presenti", dice. "Per noi tutti – continua – solidarietà è una parola che riempie e dà una dimostrazione concreta di cos’è questa città, questo quartiere, questo popolo. Questa solidarietà testimonia una grande forza di tutta la città e dà a tutti noi una forza maggiore, nonostante le difficoltà enormi che ci sono", aggiunge il cugino di Alessandra, sottolineando che il messaggio veicolato dalla panchina è "per Alessandra e per tutte le donne, in questa giornata ma anche tutti i giorni".

Sulla panchina rossa gli amici posano mazzi di fiori, lettere, piccoli pensieri: "Alessandra, La tua storia fa rumore. Resterai sempre nei nostri cuori", recita uno. "Adesso questo luogo, più che un simbolo, diventa integrante del quartiere dove Alessandra ha vissuto e dove è morta, per colpa di un amore, che in realtà amore non era", come ha aggiunto Mazzoni. "Perché il vero amore si fonda sul rispetto – ha ribadito la presidente del Navile –, sul prendersi cura l’una dell’altro, anche accettando che una relazione possa finire e sull’accettare un ‘basta’. Questo ‘basta’, questo ‘no’, sono spesso il movente della furia femminicida". Il primo cittadino ha ribadito l’importanza di educare al rispetto fin da piccoli, perché le violenze di genere, in città come nel resto del Paese, hanno "numeri ancora troppo alti. Dobbiamo marciare insieme – ha concluso Lepore – per far sì che episodi come questo accadano sempre meno, fino alla piena parità".

Nicoletta Tempera

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