Patzak, la costumista vince il quarto ‘David di Donatello’

Da anni vive in città ed è stata premiata per gli abiti del film ‘Qui rido io’ di Mario Martone

Migration

È il quarto David di Donatello che si porta a casa. E se con la sua professione è diventata testimonial del cinema italiano nel mondo, è anche vero che lo è anche di Bologna, città dove risiede da anni, dopo aver lasciato Monaco di Baviera e aver deciso di studiare alla nostra Accademia. Ursula Patzak ha ricevuto la quarta statuetta come miglior costumista per Qui rido io di Mario Martone, la storia del commediografo e attore Eduardo Scarpetta – interpretato da Toni Servillo – vissuto nella Napoli culturalmente vivace della Belle Époque.

E proprio col regista napoletano, Patzak iniziò quel cammino cinematografico nel 2011 (prima aveva lavorato con lui in teatro) che già con Noi credevamo le aveva fruttato il primo David. Nel 2015 è arrivato il secondo con Il giovane favoloso e nel 2019 i terzo per Capri Revolution, entrambi di Martone. Solo nel 2021 la candidatura per Volevo nascondermi di Diritti non ha fruttato un premio. Ma quattro vittorie su cinque è un dato che ha davvero del portentoso e che ci racconta di una professionista che col suo lavoro ha la capacità di "fare uscire i personaggi" come direbbe l’attrice Maria Nazionale, a proposito dell’importanza dei costumi per un regista in un film. Ma per Ursula Patzak, al contrario, è proprio il film bello che fa uscire i costumi.

"Poi aggiungiamo – commenta la costumista – che il film d’epoca colpisce sempre e io faccio soprattutto film in costume dove gli abiti si fanno notare, a differenza di un film contemporaneo dove il dettaglio non è così evidente". E prosegue: "I costumisti aiutano l’attore a trovare il proprio personaggio e non per forza cerchiamo il bello, perché non siamo a una sfilata, cerchiamo di raccontare qualcosa e parliamo molto con gli attori per capire la loro identità". Nel film Servillo cambia venti abiti all’insegna di uno stile eccentrico, poiché Scarpetta era un dandy napoletano, e si può immaginare la bellezza di una ricerca così specifica. Ma a Patzak sono piaciuti tutti i personaggi, poiché molto ben caratterizzati.

"Nel film c’erano tanti ruoli, anche da una battuta sola e ognuno aveva una sua personalità – ammette –: si è trattato proprio di un lavoro corale, di dar vita a una compagnia teatrale e il teatro è il mondo da cui provengo".

Benedetta Cucci

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro