Bologna, fiumi a secco: pesci salvati e trasferiti in altri torrenti

Operazione di polizia locale e volontari Fipsas lungo il bacino del Reno Barbi: cavedani e ghiozzi vengono trasferiti dalle pozzanghere

Agenti e volontari in azione per salvare i pesci

Agenti e volontari in azione per salvare i pesci

Bologna, 26 luglio 2022 - La siccità asciuga i torrenti e nel Bolognese scatta l’operazione di salvataggio della fauna ittica. Succede in diversi corsi d’acqua del bacino del Reno, dove la polizia locale della Città metropolitana nei giorni scorsi ha messo in salvo quasi seimila pesci recuperati nelle pozze che si formano nel panorama arido degli alvei di fiume trasformati in arse sassaie.

"Abbiamo in corso una serie di controlli sui vari corsi d’acqua per verificare che ci sia il deflusso minimo vitale. Che in tante situazioni non c’è più. Siamo ormai ad uno stato che in anni ‘normali’ si verificava a fine agosto – spiega l’ispettore Luca Catania, responsabile della sede di Zola, al quale fa capo tutto il territorio circostante –. Per i pesci ci avvaliamo della preziosa collaborazione dei volontari Fipsas (Federazione italiana pesca sportiva agonismo subacqueo), che conoscono bene il territorio e le situazioni dei fiumi".

Così sabato scorso, ad esempio, una task force composta da agenti e volontari all’altezza del ponte di Rivabella – lungo il Lavino, in confine tra Zola e Monte San Pietro – ha messo a segno il salvataggio di circa mille pesci: barbi, cavedani, ghiozzi e altri cinipridi, tutte specie autoctone destinate a morire per la mancanza d’acqua. Oltre a questi anche esemplari di altre specie, alcune di misura superiore ai 20 centimetri, e specie protette a livello comunitario, come la Lasca.

Si tratta di azioni svolte in area demaniale, sulla quale la competenza viene delegata dalla Regione alla Città metropolitana. "Il reticolo idrografico sul quale stiamo lavorando è enorme e quindi le segnalazioni sono fondamentali, per intervenire con tempestività sulle emergenze, che ormai sono tante. Ad ora abbiamo fatto nove interventi in sinistra idraulica del Reno: Marzabotto, Vergato, Gaggio, Monte San Pietro. Complessivamente abbiamo messo in sicurezza oltre 5mila 500 esemplari", aggiunge l’ispettore Catania.

L’assessore all’ambiente di Monte San Pietro, Barbara Fabbri ha sottolineato il valore di questo lavoro: "Sono andata di persona a ringraziare per questa operazione che si sta svolgendo in tutta l’area metropolitana laddove è diventato urgente intervenire a tutela della biodiversità il cui equilibrio è fondamentale per il mantenimento dell’ecosistema".

Da un punto di vista operativo agenti e volontari svolgono quest’intervento usando una strumentazione particolare per riuscire a catturare i pesci. Con un elettrostorditore a basso voltaggio riescono a prenderli con i retini e trasferirli subito in un cassone, a cui viene aggiunto ossigeno in quantità adeguata. Con questo sistema in una buca particolarmente profonda sono stati prelevati quasi cinquecento esemplari di piccole dimensioni nati nelle nidiate di maggio.

Questi pesci prelevati nelle pozze che si stanno asciugando, vengono trasferiti nelle poche buche ancora presenti a poca distanza. Ma se questo non è possibile, allora si provvede a trasportarli in un altro corso d’acqua meno siccitoso, in ambienti con caratteristiche ambientali simili alle acque dove sono stati prelevati.

Si tratta di un’operazione che richiede una competenza e una formazione specifica. Operazioni simili si sono svolte sul Lavino, sul Vergatello, sul Setta, il Marano, il rio Landa, il rio Crespellano.

"Si lavora a testa bassa ma con uno sguardo sempre rivolto al cielo, sperando nella pioggia – commenta Catania – la sola che ci può salvare da una situazione veramente estrema, ma che viene da un trend preoccupante perché negli ultimi dieci anni abbiamo registrato una regressione della specie e delle quantità del 30 per cento, ed è tutta perdita di biodiversità".

 

 

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