Più artisti (e chef) nella nuova Arte Fiera

Il direttore artistico Menegoi anticipa alcuni punti della rassegna che torna a febbraio: "Maggiore flessibilità per le gallerie"

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di Francesco Moroni

Arte Fiera sempre più punto di riferimento per l’arte italiana moderna e contemporanea. Le date invernali – dal 3 al 5 febbraio – sono state confermate, gli spazi sono quelli storici dei padiglioni 25 e 26, a pochi metri dall’ingresso del polo in piazza Costituzione, e alla base c’è sempre la formula rodata dal direttore artistico Simone Menegoi negli ultimi anni. Ma per l’edizione 2023 della kermesse di riferimento del settore, c’è anche tanta altra carne al fuoco: un tavolo permanente tra Arte Fiera e l’associazione di categoria che riunisce le gallerie e ne tutela gli interessi, per instaurare un dialogo duraturo e una collaborazione costante. Già di per sé l’investitura di Enea Righi, collezionista di rilievo internazionale, nel ruolo di rilievo di managing director rappresentava una novità; ora la fiera rilancia con la nuova collaborazione insieme ad Angamc (l’Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna), ridottasi fisiologicamente durante gli anni di pandemia, per "ribadire il ruolo centrale della manifestazione nel sistema gallerie del nostro Paese". Si va da un rinnovato Centro Servizi – l’area che accoglie il visitatore –, ripensato da un architetto di fama internazionale (ancora non trapelano nomi), fino a servizi di catering e il coinvolgimento di grandi e noti chef.

Menegoi, che vantaggi può portare un nuovo tavolo permanente con i galleristi?

"Mette a confronto due attori fondamentali per il mercato dell’arte italiano. Il dialogo fra le due realtà non comincia oggi: esiste da molti anni, con risultati proficui per entrambe le parti. La pandemia e le sue difficoltà l’avevano reso più difficile, ora questo accordo lo rilancia e lo porta a un livello ulteriore".

Per l’edizione 2023 si parla di ampliamento del numero di artisti delle gallerie. Come?

"Questa direzione è stata caratterizzata fin dall’inizio da una richiesta alle gallerie di limitare il numero di artisti per stand, in modo da dare più risalto alle poetiche individuali e avere un display più leggibile, con risultati apprezzati unanimemente dal pubblico e dalla stampa".

E ora?

"Dopo tre edizioni, ci sembra che questa linea sia ormai acquisita e che si possa venire incontro alla richiesta di maggiore flessibilità delle gallerie, che presentano artisti storicizzati. Una richiesta della quale l’Angamc è portavoce. Il limite al numero di artisti è stato così raddoppiato per gli stand di medie dimensioni, e abolito del tutto per quelli più grandi".

Quando si parla di collaborazioni con importanti chef, cosa dobbiamo aspettarci?

"Parliamo di un processo che la fiera aveva già avviato prima dell’estate, ora rafforzato dal dialogo con Angamc: un ripensamento integrale dei servizi agli espositori, al pubblico e ai collezionisti, di cui la ristorazione è una componente fondamentale. Si tratta di un passo importante, che è stato affidato a un manager bolognese, Enea Righi, che ha accettato l’incarico di managing director per amore di una fiera che lo ha iniziato all’arte del presente. Sugli chef posso anticipare che il tutto giocherà sia sul locale sia su sapori d’altrove, sia su una ristorazione semplice e veloce che su una più elaborata".

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