Bologna, immigrato ripulisce i graffiti dal ponte di San Donato. "Io ci tengo"

Ahmed Mahlah, marocchino di 53 anni: "Significa costruire il futuro della città”

Ahmed Mahlah ripulisce i muri del ponte di San Donato imbrattati

Ahmed Mahlah ripulisce i muri del ponte di San Donato imbrattati

Bologna, 31 gennaio 2019 – Il presidente del Quartiere lo chiama l’angelo custode del ponte San Donato. E’ Ahmed Mahlah, originario del Marocco e residente al Pilastro, che pulisce in modo volontario i muri imbrattati. «Si è reso disponibile a cancellare i tag– spiega Simone Borsari –. Il materiale è stato fornito dall’Amministrazione nell’ambito del patto di collaborazione fra il Comune e i volontari coordinati dal gruppo di Roberto Morgantini. Lui ci mette un po’ del suo tempo e tanto amore per la comunità». Lui, che è nato in Marocco, più che essere stato ‘adottato’ da Bologna, ha adottato quella che dal 2001 è la sua città. «Perché ci tengo. Significa costruire il futuro della città e dei nostri figli». Ahmed – 53 anni, una moglie e una figlia di quattro mesi – vive al Pilastro e, al momento in cerca di lavoro. Manca l’occupazione fissa, ma non il tempo di dedicarsi al ponte San Donato, vicino a casa sua. «Abitavo in via Gandusio – spiega –. Ora abbiamo un alloggio provvisorio in via Salgari».

Mahlah, perché tanta cura per il ponte San Donato?

«Perché sento una soddisfazione dentro di me. Rendendo pulita la città voglio dare il buon esempio agli altri, magari altre persone daranno una mano o insegneranno ai loro figli».

Quando ha iniziato?

«Nel 2015, ma questo non è il primo ponte che ripulisco. Sono quattro-cinque anni che faccio queste opere di pulizia per il bene di Bologna: ho iniziato con Roberto Morgantini. Mi sono già occupato di altre zone, nel quartiere Navile, in via Stalingrado, in piazza dell’Unità. Avevamo ripulito anche la chiesa di via D’Azeglio».

Come è entrato in azione in San Donato?

«Il ponte era un disastro, pieno di scritte. Ho parlato con il Quartiere e con il presidente Borsari, che è molto contento: ormai l’ha ribattezzato il ‘ponte di Mahlah’».

Come si prende cura del ponte?

«Lavoro in modo volontario, non prendo un soldo: lo faccio perché non sopporto di vedere il ponte così. Intervengo quando vedo scritte e insulti. L’ultima volta l’ho ripulito, da entrambi i lati, nella giornata di martedì».

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«Vediamo chi si stanca prima. E’ una sfida, chissà chi la vincerà».

Ma fa tutto da solo?

«A volte mi aiutano anche i ragazzi dell’associazione di cui sono presidente, ‘Integrazione fra i popoli’. Organizziamo anche altre attività di volontariato, come la giornata ‘Indovina chi viene a cena?’, in cui cuciniamo in Cirenaica con varie associazioni: il ricavato viene devoluto alle Cucine popolari».

Lei vive a Bologna dal 2001, come la vede da straniero?

«Ormai ho la doppia cittadinanza e mi sento italiano. Questa è una città accogliente, almeno per il 70-90% della gente.

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