
Il sindaco ai cittadini: "Accordo con la Regione fondamentale, serve ragionare come un unico ente" .
Piove sul teatro Bellinzona. Dentro ci sono 150 alluvionati che chiedono risposte, nella prima assemblea civica dopo il 19 ottobre. Alcuni chiedono interventi; altri vogliono sapere come funzionerà per i rimborsi; tutti ascoltano. Nessuna contestazione, solo una signora si alza e urla "vergognatevi", ma sarà l’unica. Sul palco c’è il sindaco Matteo Lepore con vicini gli assessori Matilde Madrid (Protezione civile) e Daniele Ara (Sicurezza idrica), insieme con Federico Grazzini (meteorologo dell’Arpae) e Davide Parmeggiani (ingegnere dell’Agenzia regionale). Il focus riguarda le vie Andrea Costa, Brizio, Guerrini e dintorni, ma non solo. Il sindaco lo mette in chiaro: "L’alluvione riguarda la città, l’intero sistema idrico non ha retto". I quattro tratti del Ravone scoperti, quelli in cui la copertura ha ceduto rilasciando il torrente, saranno coperti. "Ma questo solo per una questione di sicurezza e motivi igienico-sanitari – puntualizza Parmeggiani –: non si risolve così la tenuta idraulica".
Entro primavera una copertura arriverà, più che altro per evitare che qualcuno ci caschi dentro e che ratti (o zanzare in futuro) proliferino. Anche in via Montenero, dove la tombatura è marcita e crollata, ci sarà un intervento. Poi serviranno quelli a medio termine e bisognerà ragionare anche sull’eventualità di "deviare i corsi d’acqua" nel lungo periodo. Qualcuno grida che serve "un cambio di passo". Il sindaco rassicura: "L’accordo con la Regione serve a questo. Serve ragionare come un unico ente e un Piano speciale per la città". Piano che, ad oggi, manca in quelli Speciali progettati dopo maggio 2023. Sul palco gli interventi si alternano, prima di lasciare girare il microfono in platea. Lucia Padovani da via Guerrini chiede se sia possibile che il Comune fornisca sacchi di sabbia, Luca D’Oristano di via Brizio se non sia necessario aumentare le previsioni di pioggia dopo Valencia, Luca D’Amato se chi ha avuto danni riceverà soldi, i residenti di via Isonzo come sia la tenuta di via Sabotino, una signora da via del Tarso come bisogna comportarsi per i problemi fognari, e altri ancora. Grazzini espone una slide che impressiona, con la sezione del Ravone a lato di una casa e i livelli segnati con tre colori: arancione, a indicare la massima portata in sicurezza nella tombatura, 8-10 metri cubi al secondo; rosso, per evidenziare cos’e successo a maggio 2023, con l’acqua che ha raggiunto l’altezza della tombatura e 12-15 metri cubi al secondo; viola, la piena del 19 ottobre: 40-60 metri cubi al secondo di limo, fango e detriti fino al secondo piano della casa. In teatro cala il silenzio. "I prossimi passi sono questi – spiega Parmeggiani –: prima studio e analisi, poi un modello idraulico che evidenzi gli anelli deboli della catena. Quando avremo alzato al massimo la portata del condotto, che non dovrà essere in pressione, chiuderemo il flusso e capiremo dove mettere il resto dell’acqua".
Alla fine, dopo tre ore di incontro, Lepore prende la parola: "Userò termini forti che spaventeranno qualcuno. A ottobre abbiamo avuto 1400 punti allagati in zone fino ad oggi non considerate alluvionabili. Guccini dice che ‘Bologna è una vecchia signora con il culo sui colli’: la parte a ventaglio è quella allagabile. Come sindaco ho la responsabilità della vita dei cittadini, dobbiamo entrare anche nella logica di rafforzare gli appartamenti. Il Fondo per l’alluvione servirà per ridare una casa alle, poche, persone che hanno perso tutto. Si parla di 150-200 milioni per la messa in sicurezza e come enti uniti possiamo affrontarlo. Chi sceglie di procedere per vie legali ha il diritto di farlo, ma è chiaro che non risolveremo tutto a colpi di contenzioso. Bisogna lavorare con concordia, dobbiamo fare in modo che tutti sappiano cosa possono fare e rischi che corrono".