REDAZIONE BOLOGNA

Prof falsifica i documenti per una supplenza

Aveva presentato una convocazione mai ricevuta. L’insegnante è stata denunciata per truffa

Docente precaria falsifica un contratto di supplenza per avere una cattedra al Mattei. La donna, una bolognese 50enne senza precedenti di polizia, è stata scoperta, dopo che aveva insegnato già tre giorni senza averne diritto, e denunciata per tentata truffa dai carabinieri. L’episodio è avvenuto all’Istituto Tecnico Mattei di via delle Rimembranze a San Lazzaro di Savena.

Partiamo dai fatti. Qualche tempo fa la donna aveva presentato alla scuola una mail di convocazione per un periodo di supplenza breve. Quella convocazione lei, però, non l’aveva mai ricevuta. Stando a quanto ricostruito dalle forze dell’ordine la 50enne, denunciata, avrebbe preso il documento ‘positivo’ di convocazione per la supplenza forse da una reale mail da lei ricevuta l’anno prima. Proprio nel 2020, infatti, la docente di lingue straniere aveva insegnato ad una classe del Mattei.

L’espediente, perfettamente architettato, con il documento falsificato consegnato alla scuola, ha permesso alla 50enne di tornare in cattedra per qualche giorno all’istituto Mattei di San Lazzaro. Solo pochi giorni dopo, però, la truffa è stata scoperta dall’amministrazione scolastica. Le dipendenti dell’istituto, infatti, al momento di formalizzare il contratto di supplenza, hanno scoperto l’inganno e hanno avvertito i carabinieri. La donna è stata così denunciata per tentata truffa, aggravata perché ai danni dello Stato anche se per quei tre giorni di lavoro non sarà mai pagata. L’insegnante, che avrebbe finto di avere ricevuto una delle mail che il sistema informatizzato dell’istituto spedisce in automatico in base alle graduatorie, avrebbe anche richiesto di essere pagata per i tre giorni che illecitamente aveva occupato la cattedra.

A parlare dell’accaduto, con tono razionale e senza condannare la donna a capo della truffa, è il preside dell’istituto Roberto Fiorini: "Abbiamo scoperto la truffa quasi subito grazie alle dipendenti e al sistema informatico che si occupa di inserimento dati e contratti. Credo che, però, partendo da quanto accaduto, sia da fare un ragionamento ben più ampio sull’assurdo sistema delle graduatorie. Non mi sento, infatti, assolutamente di puntare il dito contro una persona e contro situazioni umane difficili come può essere questa. Viviamo in un sistema, il nostro dell’insegnamento, che non garantisce continuità, non dà dignità all’insegnamento nè a chi ama fare questo lavoro. Su questo lo Stato e chi di dovere dovrebbero ragionare e lavorare, non soltanto quando accadono cose di questo genere".

Zoe Pederzini