NICOLETTA TEMPERA
Cronaca

“Prostitute e cocaina nel locale”. Le intercettazioni di Stefania Nobile

Arrestata la figlia di Wanna Marchi: l’ex televenditrice, secondo l’accusa, aveva messo in piedi un servizio di ‘delivery’ di escort e droga. Al telefono: “Arrivano, finiamo dentro. Io non dormo”. In manette anche il suo ex

Bologna, 5 marzo 2025 – Stefania Nobile se lo aspettava. Si aspettava di finire di nuovo in arresto. E addossava la colpa all’ex, Davide Ivan Lacerenza, con cui gestiva (da socio occulto) i locali di Milano Gintoneria e Malmaison.

“Tanto da un momento all’altro arrivano, io me lo aspetto. Io non dormo”, diceva, intercettata, Nobile. La figlia dell’imbonitrice più famosa d’Italia Wanna Marchi è finita ieri ai domiciliari, assieme proprio a Lacerenza e al braccio destro di quest’ultimo, il barman Davide Ariganello. Indagati, a vario titolo, di autoriciclaggio, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e detenzione e spaccio di stupefacenti, nell’indagine condotta dalla Guardia di Finanza meneghina, che ha anche sequestrato 900mila euro ritenuti provento di autoriciclaggio.

Un’inchiesta partita dai circa 650mila euro confluiti nei conti della Gintoneria e di Lacerenza, bonificati in tre anni come ‘degustazioni champagne’ da un facoltoso cliente. Che, chiamato a rispondere delle uscite dai finanzieri, ha spiegato come quelle degustazioni fossero ‘condite’ da prostitute e cocaina, che venivano anche fornite a domicilio, in un servizio di ‘delivery’ appositamente creato e gestito, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, dal tuttofare Ariganello.

Nelle 148 pagine di ordinanza di custodia cautelare, la gip Alessandra Di Fazio dettaglia, attraverso decine di pagine di intercettazioni, il vivacissimo giro di prostituzione dei locali e il ruolo di ciascuno degli indagati: dalla spregiudicatezza di Lacerenza, che scritturava le escort dopo averle personalmente ‘testate’, all’avidità di Nobile che pur non gradendo la presenza costante nel locale di prostitute (in un caso, secondo la Finanza, anche minorenni) apostrofate come ‘drogate’, ne apprezzava il ritorno in termini economici.

E si occupava di ‘mascherarlo’: a Lacerenza che si adoperava per realizzare una “scena del crimine” da postare sui social, mettendo “un po’ di bottiglie vuote, facciamo vedere che siamo stati qua con clienti potentissimi”, lei chiedeva quanto fosse confluito sui conti della società: “devi dirmeli (i pagamenti, ndr) perché van battuti oggi”, diceva.

Entrate che la Nobile aveva usato anche per pagarsi, con la carta di debito intestata alla società, diversi viaggi con la madre in Albania, Turchia e a Miami. Anche di sole 24 ore, come quello in Albania a bordo di una Lamborghini Urus lo scorso aprile.

Diversa invece la posizione della Nobile rispetto all’attività di spaccio e consumo di coca nei locali. Una questione che la preoccupava, tanto da farle ipotizzare anche di denunciare l’ex: “Io son già stata in galera. Lui scherza e ride, ma non c’è stato. Lui dopo due ore in galera si ammazza eh”, diceva.

Anche Wanna Marchi (che non è indagata), che frequentava assiduamente il locale della figlia e si mostra, nelle intercettazioni, a conoscenza delle dinamiche interne, era preoccupata: “Ogni due ore ci svegliamo – diceva al figlio – guardiamo cos’è che fa lui (Lacerenza, ndr)”, dice. E poi racconta un episodio: “Ha tirato fuori la droga e l’ha fatta davanti a me, io ho avuto una crisi, mi son messa a piangere. Ho detto no, questo io non me lo merito”.

Malgrado gli sfoghi, Nobile per la gip avrebbe chiuso gli occhi di fronte “alla palese attività criminosa” pur di ottenere facili guadagni. Per l’avvocato Liborio Cataliotti, che difende i tre indagati, “Nobile è meramente accusata di essere stata amministratrice di fatto dell’attività e di non avere, in tale veste, impedito i fatti criminosi oggetto di imputazione provvisoria. Questo è l’unico commento che posso fare”.

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