Quella foto ’troppo perfetta’ Nino Migliori e la storia di un caso

Il grande Maestro protagonista del nostro podcast di oggi. Martedì appuntamento al Mast

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di Benedetta Cucci

Ogni volta che ci pensa, la reazione è sempre la stessa: "Troppo perfetta, non c’è ricerca, è stato un colpo di fortuna". Eppure, al mondo intero quella fotografia così equlibrata "per quella compostezza formale e la capacità di integrazione tra i soggetti" suscita sempre incanto.

Nino Migliori ormai si è fatto una ragione (forse bisognerebbe mettere un punto interrogativo, perché non ne siamo molto certi) della fortuna ottenuta dalla fotografia ’Il tuffatore’, che è diventata talmente iconica da apparire sul catalogo ’Contemporary Living: Photographs, Prints & Design’ di Sotheby’s, per la sua asta newyorchese del luglio 2015. E se pensiamo che l’asta prevedeva opere di Diane Arbus, Robert Mapplethorpe o Edward Weston, capiamo subito che la star era Migliori.

Ma che uomo particolare questo Maestro della fotografia: gli anni Cinquanta, quelli cui appartiene ’Il tuffatore’ (che è del 1951), lo scatto suo più celebre, sono storia importante ma ormai memoria, perché lui, oggi 96 anni, che ha il suo splendido studio in zona Santa Viola, ad ogni decennio ha compiuto una nuova ricerca con relativa sperimentazione sulla fotografia, ed è per questo che la sua contemporaneità è assoluta.

Lo immaginiamo facilmente alle prese con qualche nuovo gioco tecnico, proprio come faceva nel 1948, quando si avvicinò a questa arte per appropriarsi della quotidianità, sei anni dopo la fine della Guerra, quando finalmente si poteva andare in giro senza temere i tedeschi e i bombardamenti.

A una produzione fotografica vicina alla ’straight photogaphy’, affiancava già sperimentazioni come le ’Ossidazioni’, i ’Pirogrammi’, i ’Clichés verres’, che ne fecero uno dei più interessanti autori post Bauhaus della fotografia mondiale. Quante storie in un solo sguardo. Ne è stata colpita anche Elisabetta Sgarbi, che proprio domani sera alle 18,30, presenterà al Mast di Bologna il documentario ’Nino Migliori. Viaggio intorno alla mia stanza’, che ha debuttato alla Festa del Cinema di Roma e che, con la complicità di Marina Truant, direttrice della Fondazione Nino Migliori, e le musiche originali di Mirco Mariani, polistrumentista e leader degli Extraliscio. Un docufilm che ci porta a conoscere da vicino il grande fotografo che non voleva tirare fuori ’Il tuffatore’ dal cassetto, ma che fu costretto a farlo.

Settantuno anni dopo quello scatto, la fotografia è protagonista del podcast di oggi ’Il Resto di Bologna’, e Nino Migliori ne racconta il retroscena. "Era un’estate del 1951 ed ero a Rimini – inizia il racconto – e andavo in giro per scoprire delle situazioni nuove, inedite, così decisi di andare al porto, perché non lo conoscevo".

E prosegue: "Da lontano vidi dei giovani che facevano prove di tuffo in uno spazio esiguo e scattai due volte, poi tornai a casa, stampai uno scatto solo e lo archiviai". Il resto è un racconto affascinante dove il caso è protagonista, da ascoltare nel podcast.

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