Re Astolfo e Sant’Anselmo riuniti dopo secoli

Inaugurata la scultura del sovrano longobardo, che è stata collocata accanto a quella dell’abate di Nonantola nell’antico battistero

Re Astolfo e Sant’Anselmo riuniti dopo secoli

Re Astolfo e Sant’Anselmo riuniti dopo secoli

Re Astolfo, a tredici secoli di distanza dalla sua vicenda terrena, è tornato a fianco del cognato Sant’Anselmo da Nonantola nel delubro di Lizzano in Belvedere. Sabato scorso è stata scoperta la statua in terracotta alta circa 80 centimetri che raffigura il re longobardo, realizzata dall’artista giapponese Yasuyuki Morimoto su commissione del locale Gruppo Studi Capotauro. Il 17 agosto del 2023, in occasione della festa patronale, era già stata sistemata, nello stesso luogo, una prima statua dedicata a Sant’Anselmo realizzata dallo stesso scultore.

"Con la posa della seconda seconda statua – racconta Paolo Maini, assessore alla cultura di Lizzano e presidente del Gruppo Capotauro – chiudiamo il cerchio dedicato alla storia della chiesa parrocchiale. Una storia che merita di essere conosciuta da chi arriva a Lizzano". La cerimonia è stata una bella occasione per ripercorrere la vicenda che portò alla costruzione dell’antica chiesa lizzanese, dai cui resti nacque nel 1912 l’attuale chiesa parrocchiale di San Mamante. I due personaggi sono già raffigurati fianco a fianco in un celebre bassorilievo intarsiato sul portale dell’abbazia di Nonantola, di cui proprio Anselmo fu fondatore e guida.

Le statue di Lizzano sono ispirate allo stile originale di Wiligelmo, lo scultore romanico che fu autore del bassorilievo di Nonantola. Fu proprio la grande fede dell’abate a volere, a metà dell’VIII secolo, un nuovo tempio cristiano in stile bizantino posto alle pendici del Corno alle Scale, in quel di Lizzano in Belvedere. Con questo intento, Anselmo chiese a Re Astolfo, da poco divenuto marito della sorella Gisaltrusa, la disponibilità del terreno su cui sarebbe sorto il nuovo edificio di culto. Della chiesa originale oggi resta solamente il battistero a pianta ellittica, il delubro, uno degli edifici più antichi del territorio bolognese, in cui sono state adagiate le statue. La Pieve di San Mamante, mezzo secolo dopo la sua costruzione, incrocia il proprio destino con un altro celebre personaggio storico: Carlo Magno. Il re dei franchi intervenne per regolare i rapporti economici tra Bologna e Modena, stipulando un contratto di enfiteusi, sorta di progenitore medioevale dell’affitto, relativo al terreno su cui era sorta la chiesa.

Un contratto destinato a diventare uno dei più longevi di tutti i tempi: da Carlo Magno resiste fino agli anni ‘50 del secolo scorso, come provano alcune bollette tuttora conservate dal Gruppo Studi Capotauro. Ora, le statue di Sant’Anselmo e Re Astolfo, esposte nell’antico battistero, sono lì per raccontare il passaggio della grande storia sui crinali dell’Appennino.

Fabio Marchioni

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