"Ripartire con tram e Passante"

Dopo 30 anni, Carmine Preziosi lascia la direzione dell’Ance: "Bologna ha bisogno di infrastrutture"

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Nella sua trentennale carriera di direttore – del Collegio costruttori edili di Confindustria, diventato Ance Bologna, oggi Ance Emilia – Carmine Preziosi ha visto succedersi sei sindaci e un commissario. Ora, "con risoluzione consensuale", ha lasciato l’incarico ricoperto dal 1990. Ma continuerà, per altri, a occuparsi di ciò che lo appassiona: sviluppo urbanistico-edilizio, lavori pubblici e infrastrutture.

Come ha vissuto l’isolamento da Covid?

"Con pazienza. E con la percezione che questo isolamento in casa ci ha riportato ad apprezzare la qualità dell’ambiente domestico".

Con quali conseguenze?

"Il mercato della casa tornerà più forte di prima. E ci sarà molta attenzione a un nuovo tipo di abitazione. Case con più terrazzi, più verde, migliore vivibilità, attenzione allo smart working e alla cura delle persone".

I cantieri sono rimasti fermi per mesi.

"Bologna deve riprendere in fretta il suo percorso di sviluppo infrastrutturale (dal passante al tram), per garantire la funzionalità della città nel momento in cui le relazioni fra imprese, persone e territori torneranno alla normalità".

Cosa pensa del progetto di ristrutturazione dello stadio?

"È una scelta impegnativa sul piano tecnico ed economico e su quello della futura mobilità dell’accesso all’area. Va sostenuta con una durata adeguata della concessione, finanziamenti pubblici eo opere compensative che generino ricchezza e ulteriori opportunità di lavoro per la città. Sul piano della mobilità vedo una miope sottovalutazione che potrà portare alla paralisi un intero quadrante della città".

Qual è stata la sua più grande sfida professionale?

"Avere a Bologna il più grande cantiere d’Europa: quello per l’Alta velocità. Durato 10 anni, con anche due-tremila persone al lavoro e l’impegno delle principali imprese italiane ed estere".

Lei è stato il trait d’union fra Ance e Pubblica amministrazione.

"Dopo Tangentopoli, che sfiorò solo Bologna, ci fu da ricostruire una capacità di dialogo fra imprese e istituzioni pubbliche. Da allora è stato un confronto continuo e stimolante fra le esigenze delle imprese e le sensibilità di chi si è trovato al governo del territorio".

Un confronto non sempre facile.

"C’è stata, nel tempo, una progressiva affermazione della sensibilità in campo ambientale e una più forte volontà dei cittadini di partecipare alle scelte di trasformazione del territorio. Oggi si prevede un consumo zero del suolo e una consultazione dei cittadini su ogni progetto significativo. La sfida è stata rendere l’edilizia, attività impattante sull’ambiente, compatibile con la crescente sensibilità ambientale e il desiderio di partecipazione".

I progetti che più le è dispiaciuto non vedere realizzati?

"Metrò e Passante nord. Due grandi scelte, che avrebbero cambiato in meglio la città".

In trent’anni il settore ha pagato un prezzo altissimo alle crisi economiche.

"Non è stato risparmiato nessuno, dalle grandi cooperative ai grandi consorzi artigiani. I caduti sul campo hanno nomi eccellenti. E sono stati colpiti anche i privati".

Cosa pensa del nuovo eco-sisma-bonus?

"Incentiva la rigenerazione profonda degli edifici esistenti, ma la scadenza a fine 2021 è troppo ravvicinata. Occorre posticipare la scadenza almeno a fine 2022 o rendere strutturale l’agevolazione per il prossimo triennio".

È ottimista per il futuro?

"Sì, penso che il settore delle costruzioni potrà ricominciare a crescere".

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