Bologna, sedotte in Rete e ricattate: tre condanne in Appello

La vicenda si sarebbe svolta nell’arco di quattro anni, fino al luglio 2019

Sedotte in rete e ricattate

Sedotte in rete e ricattate

Sant’Agata (Bologna), 29 aprile 2023 – Sette anni e quattro mesi per Antonio Speranza, sei anni e sei mesi per Alessandro Olivieri e quattro anni e quattro mesi per Canberk Citak. Pene più pesanti sono arrivate, in Appello, per i tre uomini, accusati di aver posto in essere, tra il 2015 e il 2019, ricatti e violenze sessuali nei confronti di alcune donne, adescate sui social network dove si erano sfogate lamentando situazioni familiari difficili e desiderio di evasione.

Due anni in più per ciascuno degli imputati rispetto alle condanne ricevute, in abbreviato, in primo grado. Una parziale riforma con cui i giudici riconoscono la responsabilità dei tre imputati per la violenza sessuale di gruppo commessa nel settembre 2015 ai danni di una delle parti civili, la donna che con la sua denuncia fece scattare le indagini dei carabinieri, rappresentata dall’avvocata Clarice Carassi; e riconoscono anche un altro episodio di violenza sessuale ai danni dell’altra parte civile appellante con l’avvocata Katia Graziani, imputato a Speranza (difeso dagli avvocati Savino Lupo e Roberto Godi). "Siamo soddisfatte – dicono le legali Carassi e Graziani – perché la Corte d’Appello ha attribuito credibilità alle dichiarazioni delle persone offese. Mediante l’appello delle parti civili e della Procura la Corte è riuscita a dare la giusta lettura della vicenda: restiamo in attesa di leggere le motivazioni di una pronuncia che ha confermato la credibilità di queste donne, non completamente riconosciuta in primo grado".

I fatti di cui rispondevano i tre imputati si sarebbero svolti nell’arco di quattro anni, fino al luglio 2019, quando la vittima della violenza di gruppo, oggi 50 anni, si è rivolta ai carabinieri, raccontando una storia fatta di sesso, tradimenti, minacce e pure abusi sessuali. Dopo di lei, altre cinque donne hanno fatto lo stesso, raccontando di essere finite anche loro nella ‘rete’.

Stando all’accusa la mente dietro tutta l’operazione sarebbe stato Olivieri, difeso dall’avvocato Stella Pancari. Che, quando era ancora minorenne, aveva conosciuto la parte offesa, molto più grande di lui. Poi Olivieri, assieme agli altri due, nel tempo non solo avrebbe abusato di lei (e delle altre parti civili), ma avrebbe loro chiesto anche soldi. Cifre sempre più alte, dietro il ricatto di raccontare le relazioni extraconiugali ai mariti.

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