"Serve unità, no alla conta in assemblea"

Il deputato dem Rizzo Nervo: "Lepore è il nome giusto per un progetto forte di città. Le primarie? Ci sono le condizioni per non farle"

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di Rosalba Carbutti

"Trovare un candidato unitario si può. Qui non si sta facendo il congresso del Pd: ma in ballo c’è il rapporto con la città. Spero che la politica prevalga sull’algebra. E non si arrivi a una conta". Luca Rizzo Nervo, deputato dem, ritiene possibile concretizzare "un progetto largamente condiviso, senza, quindi, passare per le primarie".

Lei appoggia Matteo Lepore nella corsa delle Comunali. Può essere il candidato di tutti come auspicato dal sindaco Merola?

"Matteo ha l’esperienza e le caratteristiche giuste. Il rapporto con la città l’ha costruito non negli ultimi cinque giorni. Ma negli ultimi dieci anni. In più, mi pare che abbia la forte volontà di ricoprire il ruolo molto complicato di sindaco di Bologna".

In campo ci sono anche Alberto Aitini, Marco Lombardo, Alessandro Alberani e, chissà, forse anche il deputato Andrea De Maria...

"La prima condizione fondamentale per candidarsi a sindaco è dire di voler candidarsi a sindaco. Al momento vedo soprattutto due nomi in campo: Lepore e Aitini. De Maria fa un lavoro importantissimo per la città come parlamentare. E ha detto, in più occasioni, di voler proseguire su questo percorso. Il lavoro di Andrea è fondamentale per costruire una prospettiva di governo di Bologna. E credo, come auspico, e come sempre è accaduto, si possano trovare assieme a lui le ragioni di una prospettiva unitaria".

Il segretario Tosiani convocherà a breve la direzione che potrebbe tenersi a fine mese. Senza convergenze su un nome, la palla passerà all’assemblea cittadina dove Lepore non ha la maggioranza...

"Se tutti a parole dicono che il nome unitario è la soluzione migliore, pur con idee diverse sul possibile candidato, pensare a una conta negli organismi dirigenti smentisce tutti i proclami di unità".

Resta, però, una possibilità.

"Non credo succederà. Mi pare che nel Pd – come ha detto ieri anche Gianluca Benamati – si cerchi una convergenza. In ogni caso, mi auguro che la politica prevalga sulla matematica o sull’algebra".

Le primarie, di cui si è dibattuto per mesi, sono sparite dai radar?

"No. Se la coalizione le chiederà si faranno. Ma ripeto: a Bologna ci sono le condizioni per non farle".

Col voto a giugno i tempi non aiutano. Ma, in caso di elezioni in autunno, i gazebo sono probabili?

"Con urne a settembre-ottobre

c’è più tempo per organizzarle. In generale, comunque, è difficile fare previsioni sulla data delle Comunali. Dipenderà dalla pandemia".

Prima della crisi si parlava di una piattaforma per le primarie online. Dov’è finita?

"Quando adombrai la possibilità di primarie online, mi diedero del matto. Oggi, invece, il partito nazionale si è attrezzato per farle. Credo siano meglio i gazebo fisici, ma se non fossero possibili, è giusto che ci siano le condizioni per farli ’da remoto’. Non mi scandalizzo. E non mi piace chi banalizza questa opzione, come il ’Rousseau del Pd’".

Domanda di rito: le alleanze. Come mettere insieme sinistra, Bologna Civica, Italia Viva e M5s?

"Il Pd è capace di aggregare sia le forze alla sua sinistra, com’è sempre stato, sia un’area del mondo civico, delle professioni. Bonaccini c’è riuscito in Regione con un progetto forte e credibile. E mi pare che nella sua giunta tra esponenti di Coraggiosa e Italia Viva non ci sia stato alcun refolo di vento...".

Il Movimento 5 Stelle, invece?

"Non sono il fautore di alleanze strategiche coi grillini, ma il lavoro del M5s qui a Bologna dimostra che si può lavorare insieme".

Il governo Draghi cambierà qualcosa a livello locale?

"È un governo di unità nazionale. E aggiungo: non farei lo schizzinoso su quel nome o quell’altro. La personalità dell’ex presidente Bce può aiutare a realizzare obiettivi complessi. Facciamolo lavorare".

Con la sentenza del Tar sulla ’Colata’ di Idice si è tornati a parlare del rapporto tra coop e politica. Che cosa ne pensa?

"Le sentenze non si commentano, si rispettano. E non vanno messe in politica. L’autonomia dev’essere un pre-requisito della politica. E chi se ne fa interprete fa pienamente il proprio dovere".

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