Sinisa Mihajlovic cittadino onorario: Bologna è un destino

Il riconoscimento ufficiale il 17 novembre. La panchina rossoblù, la lotta contro la malattia, la politica: il legame fra Mihajlovic e le Due Torri

Sinisa Mihajlovic

Sinisa Mihajlovic

Bologna, 10 novembre 2021 - Ha iniziato il suo percorso di allenatore sotto le Due Torri, nel lontano 2008, e di questa città, tredici anni dopo, sta per diventare cittadino onorario. Non prima di aver sconfitto la leucemia, proprio con le armi della scienza messegli a disposizione dalle eccellenze sanitarie bolognesi. Insomma, per Sinisa Mihajlovic, nato 52 anni fa a Vukovar, Bologna è la città del destino. Farne un bolognese acquisito con atto ufficiale è stato un parto tormentato, durato quasi due anni, più o meno gli stessi della sua nuova vita, ricominciata per sua stessa ammissione il 29 ottobre 2019, il giorno in cui subì il trapianto di midollo osseo, la battaglia fondamentale vinta la quale fu più facile vincere la guerra contro la leucemia. Ma adesso c’è la certezza che il serbo sarà cittadino onorario di Bologna.  

E c’è anche una data, l’ultima decisiva tessera del mosaico che ancora mancava all’appello: il conferimento della cittadinanza onoraria all’allenatore del Bologna avverrà mercoledì 17 novembre, alle 18, nella sala del Consiglio comunale. "Un riconoscimento – si legge nella nota di Palazzo d’Accursio – per aver manifestato un particolare senso di appartenenza alla comunità locale, connesso all’importante ruolo pubblico rivestito e alla sua esperienza di vita nell’affrontare la malattia". Era il 9 dicembre 2019 quando la proposta della cittadinanza onoraria a favore dell’uomo che aveva conquistato tutti per il coraggio con cui aveva sfidato alla luce del sole la malattia, uscendone poi vincitore, era stata approvata con un ordine del giorno dal Consiglio comunale. Qualche mese dopo, il 27 luglio 2020, lo stesso consesso approvava formalmente l’atto con una delibera.  

Bologna nel destino, dunque. Mihajlovic cominciò la sua avventura da allenatore in prima proprio a Casteldebole, chiamato nel novembre 2008 dall’allora presidente Francesca Menarini. Se ne andò dopo sei mesi senza gloria, salvo poi tornare all’ovile rossoblù nel gennaio 2019, quando in quattro e quattr’otto salvò una squadra terzultima in classifica consegnandole a maggio un incredibile decimo posto. Da allora non sono mancate le polemiche e i saliscendi di umore di una città che dopo aver adottato Sinisa nei giorni drammatici della malattia a volte si è sentita un po’ tradita da certe sue esternazioni poco in linea con l’idem sentire cittadino. Il peccato originale probabilmente è stata la sua amicizia, mai sconfessata dal diretto interessato, con la ‘Tigre’ Arkan, il criminale di guerra serbo Zeljko Raznatovic. "Prima di ricevere la cittadinanza onoraria si dissoci dai criminali di guerra", fu la lettera-appello firmata da un centinaio di personalità cittadine nel novembre 2020, quando in piena pandemia Palazzo d’Accursio aveva ufficialmente un valido motivo per rimandare a data da destinarsi la cerimonia.

Era già il Sinisa che doveva farsi perdonare il pubblico ‘endorsement’ all’amico Matteo Salvini, quel "Io tifo per Salvini" consegnato proprio alle pagine del Ca rlino in piena campagna elettorale per le Regionali che aveva fatto venire il mal di pancia all’establishment del Pd. Lo scorso giugno, poi, la settimana di riflessione nel pensatoio, col telefonino sempre acceso in attesa della chiamata di una grande squadra (mai arrivata), gli aveva alienato non poche simpatie nel popolo rossoblù. "Che fine ha fatto la mia cittadinanza onoraria? Non ne ho saputo più nulla" si chiese Sinisa qualche giorno più tardi. La risposta di Palazzo d’Accursio è arrivata ieri. E premia un Mihajlovic che oggi è diventato più saggio, non rinuncia a dare una mano al prossimo e troneggia perfino dall’alto del suo settimo posto in classifica. Un cerchio che si chiude.

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