
L’ultimo libro di Gabriele Canè presentato con Agnese Pini.
Cosa ci può raccontare un trolley? Tutto. Se ha vissuto abbastanza e ha viaggiato a lungo. Ed è proprio la valigia a quattro ruote la voce narrante dell’ultimo romanzo di Gabriele Canè, ’Trolley’ (ed Minerva) che è stato presentato per la prima volta ieri sera al Grand Hotel Majestic già Baglioni. Canè, firma storica del giornalismo, già direttore del Carlino e de La Nazione, ha dialogato con la direttrice del QN-Carlino, La Nazione e il Giorno Agnese Pini.
La curiosità, è ovvio, è un tratto fondamentale di ogni giornalista, e in questo caso l’autore la ’presta’ al trolley protagonista di un inedito punto di vista. Compagno silenzioso e attento, prodotto in una fabbrica cinese alla fine del secolo scorso, che finisce per raccontarci l’umanità da un’angolazione speciale: quella di chi viaggia senza scegliere dove andare, ma osserva tutto ciò che accade intorno con acume, ironia e malinconica tenerezza. In particolare, la valigia finisce tra le mani di Marco, giovane ingegnere italiano, sedentario per scelta, che riceve il trolley come regalo di laurea. E da quel momento, il trolley comincia a vivere la sua seconda vita: relegato in un ripostiglio, poi chiamato all’azione per brevi trasferte di lavoro, e infine testimone discreto ma attento dei cambiamenti di Marco, dell’Italia e del mondo.
Un romanzo, certo, ma anche una satira dolceamara della nostra contemporaneità in cui, in fondo, siamo tutti trolley – ci sussurra Canè –: trasportati, usati, parcheggiati. Non sempre possiamo scegliere dove andare, ma possiamo sempre decidere come guardare il mondo.
Nella foto, da sinistra Roberto Mugavero (editore Minerva), Agnese Pini e Gabriele Canè