Strage alla stazione di Bologna, i giudici: “Prove eclatanti contro Licio Gelli”

Le motivazioni della Corte d’assise nella sentenza del processo a Paolo Bellini: “L’ex Nar era in stazione”

Licio Gelli (sotto) e Paolo Bellini (Sopra)

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Bologna, 5 aprile 2023 – Strage del 2 agosto, nuova svolta in aula: “Possiamo ritenere fondata l'idea, e la figura di Bellini ne è al contempo conferma ed elemento costitutivo, che all'attuazione della strage contribuirono in modi non definiti, ma di cui vi è precisa ed eclatante prova nel documento Bologna, Licio Gelli e il vertice di una sorta di servizio segreto occulto che vede in D'Amato la figura di riferimento in ambito atlantico ed europeo”.

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È una delle conclusioni a cui arriva la Corte di assise di Bologna nella sentenza del processo a Paolo Bellini condannato all’ergastolo per l'attentato del 2 agosto 1980, dove si parla anche di mandanti e finanziatori e del ruolo della P2.

"Ciò che si può dire, all'esito dell'indagine della Procura generale e del dibattimento, e che l'ipotesi sui 'mandanti’ non è un'esigenza di tipo logico-investigativo, ma un punto fermo”. Scrive la Corte di assise, presieduta dal giudice Francesco Caruso, in ipotesi commessa in concorso con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D'Amato e Mario Tedeschi, tutti deceduti. "La strage di Bologna - ragiona la Corte - ha avuto dei 'mandanti’ tra i soggetti indicati nel capo d'imputazione, non una generica indicazione concettuale, ma nomi e cognomi nei confronti dei quali il quadro indiziario e talmente corposo da giustificare l'assunzione di uno scenario politico, caratterizzato dalle attività e dai ruoli svolti nella politica internazionale da quelle figure, quale contesto operativo della strage di Bologna”.

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"Bellini era in stazione”

“All'esito dell'istruttoria, si deve ritenere raggiunta la prova che Paolo Bellini fece parte del commando che eseguì materialmente la strage del 2 agosto 1980, con mansioni esecutive e di raccordo con gli altri concorrenti”. Prosegue l’Assise di Bologna.

"Si deve necessariamente partire dalla constatazione - si legge ancora nelle motivazioni - della prova granitica della presenza di Bellini il 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, poiché egli fu ripreso in alcuni fotogrammi di un filmato amatoriale girato dal turista Harald Polzer, che si riferiscono ad un momento di pochi minuti successivo alla deflagrazione”.

Per la Corte "la predetta conclusione è autorizzata da un altro elemento, che è sopravvenuto nel corso dell'istruttoria dibattimentale e che era, invece, ancora incerto nella fase delle indagini preliminari, consistente nell'avvenuto riconoscimento dell'imputato in termini di certezza da parte di Maurizia Bonini (ex moglie di Paolo Bellini, ndr) all'udienza del 21 luglio 2021”.

Secondo i giudici la deposizione di Maurizia Bonini segna infatti "due profili decisivi” di questo processo.

“Da un lato la donna ha demolito l'alibi che all'epoca permise di scagionare Bellini, affermando che la mattina del 2 agosto 1980 questi arrivò a Rimini non alle 9, ma molto più tardi, verso l'ora di pranzo”. Dall'altro, appunto, Maurizia Bonini "ha riconosciuto l'ex marito nel filmato di Polzer, girato alla stazione di Bologna la mattina del 2 agosto 1980, mentre camminava sul binario 1, subito dopo l'esplosione”, avvenuta alle 10.25.

"Picciafuoco, assoluzione da rivedere"

L’assoluzione nei confronti di Sergio Picciafuoco "un giudizio che merita oggi di essere rivisto secondo la Corte d’assise -, sia alla luce delle nuove emergenze probatorie, sia alla luce di una visione di insieme di tutto il materiale acquisito nell'ambito di più procedimenti”.

Sergio Picciafuoco, morto nel marzo del 2022, presente alla stazione di Bologna la mattina della strage, fu prosciolto da tutte le accuse nel 1997.

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