
Supermarket, la truffa infinita Affitti ’a catena’ per non pagare
di Federica Orlandi
Un gioco di incastri, affitti, fallimenti e mancati pagamenti. Con sulle spalle l’ombra della criminalità organizzata: sta indagando la Direzione distrettuale antimafia, infatti, sul caso denunciato nei giorni scorsi da una società di centri commerciali di Budrio, di proprietà di un bolognese, che a novembre 2019 ha dato in affitto un fabbricato di circa mille metri quadrati "a uso vendita commerciale di prodotti ortofrutticoli e di prodotti alimentari e non alimentari", quindi un supermarket, a una società con sede a San Lazzaro. La quale però, dopo appena otto mesi, cedeva in affitto il ramo d’azienda legato a questa attività e con esso il contratto di locazione a una terza società, con sede a Sala Bolognese. La quale, dopo avere mutato per dure volte forma giuridica (da società a responsabilità limitata a responsabilità per azioni e poi di nuovo a responsabilità limitata) ha infine smesso, accumulando un debito di 38mila euro con l’affittuario. Il quale, affiancato dall’avvocato Massimiliano Bacillieri, ha dunque sporto denuncia. L’ipotesi di reato è truffa.
Perché le cose, attacca l’avvocato nella querela presentata alla Procura, non sarebbero finite qui. A seguito dell’ingiunzione di sfratto per il mancato pagamento delle rate d’affitto, infatti, il centro commerciale non solo non è stato sgomberato, ma il suo piazzale è stato trasformato in una "discarica abusiva, in cui venivano accumulati sacchi neri contenenti carcasse di animali". In più, all’udienza in tribunale in cui si avviava il procedimento di sfratto, la società di Sala avrebbe presentato la copia di un bonifico sostenendo di avere provveduto a saldare l’affitto. L’accredito però, sui conti del locatario non è mai arrivato: l’operazione bancaria è infatti risultata revocata poco dopo l’avvio. "Con evidente intento di lucrare il termine di rinvio del procedimento in tribunale" e a "riprova del dolo e della malafede della società", denuncia l’avvocato Bacillieri.
E la società in affitto, dopo che nell’udienza di cui sopra era stata avviata anche la procedura di mediazione delegata, faceva domanda di ammissione al concordato preventivo "in bianco", esattamente un giorno dopo avere concluso un contratto d’affitto di ramo d’azienda con una società con sede a Napoli e capitale detenuto da una società di diritto austriaco, procede la querela. Siamo a luglio 2022: a settembre, il tribunale dichiara il fallimento della società di Sala, stabilendo anche l’improcedibilità della domanda di concordato data la "conclamata insolvenza" non solo nei confronti del locatario, ma anche di debiti per mancato pagamento di tutte le rate del mutuo di cinque milioni alla banca e del saldo a debito del conto corrente per altri due milioni e trecentomila euro. A ottobre, viene dichiarata fallita anche la precedente affittuaria, quella con sede a San Lazzaro. "Attendiamo gli sviluppi delle indagini – così l’avvocato Bacillieri –, si parla di un buco di diverse milioni di euro, illecitamente ottenuti tramite una serie di fallimenti a catena, in un abile gioco di scatole cinesi".