Vaiolo delle scimmie Bologna, l'esperta: "L’epidemia si può controllare"

Gaspari (Mts Sant’Orsola): "Nessun allarmismo. Preoccupano i casi di sifilide, clamidia e papilloma virus"

Bologna, 9 agosto 2022 - "Il vaiolo delle scimmie non deve creare allarmismo. Non va sottovalutato, ma monitorato e tenuto sotto controllo". Valeria Gaspari è il dirigente medico dell’ unità operativa dermatologia e referente dell’ambulatorio malattie sessualmente trasmissibli al Sant’Orsola. Dal padiglione 29 dell’ospedale, dati alla mano, la dottoressa fa il punto della situazione sull’epidemia da vaiolo delle scimmie in Emilia-Romagna e a Bologna.

Valeria Gaspari è dirigente dell’unità operativa dermatologia
Valeria Gaspari è dirigente dell’unità operativa dermatologia

Dottoressa Gaspari, quanti sono i casi finora accertati?

"Secondo l’ultimo aggiornamento del 5 agosto in regione si contano 62 casi. Di questi 28 sono stati certificati a Bologna".

È preoccupata da questi dati?

"Sicuramente questa epidemia va tenuta sotto controllo, ma ci teniamo a sottolineare che tutti i casi finora registrati sono andanti in contro a remissione spontanea, guariti autonomamente nell’arco di quattro o cinque settimane senza lasciare reliquiati".

E le ospedalizzazioni?

"C’è stato solo un paziente ospedalizzato qui al Policlinico. Si trattava di un uomo con altre malattie di base ed essendo agli inizi del focolaio il ricovero è stato dettato sia da motivi diagnostici, ma anche con il fine di monitorarne il quadro clinco terapeutico".

Qual è l’età media e il sesso dei contagiati?

"I 28 casi finora diagnosticati sono tutti uomini con un’età media che si aggira attorno ai 38 anni".

C’è un motivo per cui, finora, sono solo uomini i positivi?

"La malattia ha dimostrato di trasmettersi all’interno di categorie a rischio ben precise, reti sociali e sessuali alquanto ristrette: specialmente uomini che fanno sesso con uomini. Infatti sulle donne non abbiamo registrato nessun caso. La trasmissione avviene prevalentemente tramite i rapporti sessuali, ma ci sono anche casi di contagio attraverso il contatto nelle vie respiratorie con goccioline di saliva infetta".

Quali sono i sintomi di cui preoccuparsi?

"I pazienti hanno la febbre, ingrossamento dei linfonodi, forte cefalea, spossatezza, dolorimuscolari e articolari simili a quelli influenzali. Ma i segni più evidenti sono senza dubbio le eruzione cutanee papulovescicolose in sede prevalentemente ano-genitale. Ma anche su mani, piedi, volto".

Qual è l’iter diagnostico?

"Dopo la diagnosi e le indagini del caso i campioni vengono analizzati al centro regionale per le emergenze microbiologica e poi al paziente viene detto di isolarsi già la sera o la mattina successiva. Se positivo deve rimanere in isolamento fino a che l’eruzione cutanea non sia completamente guarita. Guarisce nell’arco di due o quattro settimane e per quanto riguarda i contatti stretti non è previsto isolamento ma un tracciamento da parte dell’Igiene pubblica che dura 21 giorni".

Qual è la situazione delle altre malattie sessualmente trasmissibili?

"Alquanto preoccupante, i numeri sono in crescita. Nel 2021 finora abbiamo registrato 12.500 accessi al servizio di analisi gratuito che l’ospedale offre per le malattie sessualmente trasmissibili".

E cosa ne è emerso?

" Il 20% delle diagnosi si hanno nei giovanissimi. Un quarto, infatti, riguarda pazienti tra i 15 e i 24 anni. In particolare ci preoccupano i numeri sulla sifilide, l’hpv (papilloma virus ) e la clamidia".

Può darci qualche dato?

"Restando sul 2021 finora le diagnosi sono 1.514. Di queste i casi di sifilide riscontrati sono 252, quelli di clamidia 417, mentre i condilomi sono 423. Registriamo poi 47 casi di herpes genitale e 386 di gonorrea".

Ci dica di più

"Sulla sifilide, qui a Bologna, abbiamo individuato tre grossi picchi in tre anni: 2014, 2019 e 2021. La clamidia è aumentata di 4 volte negli ultimi dieci anni e colpisce, soprattutto, ragazze giovanissime entro i 24 anni. Poi il papillioma virus, se una volta si pensava che riguardasse solo il collo dell’utero ora è potenzialmente oncologico anche a livello anale".

Però un dato positivo sembra esserci nel 2021: su 12.500 accessi solo 1.514 diagnosi

"Questi numeri ci fanno capire come il nostro lavoro di analisi, cura, informazione e consulenza stia dando i suoi frutti. La persone hanno smesso di presentarsi nelle strutture ospedaliere soltanto quando subentrano dei sintomi che possono ricondurre a quale malattia. Oggi, nei nostri circa sessanta accessi giornalieri incontriamo persone mosse principalmente da un senso di prevenzione, più che di cura. E questo è un ottimo traguardo, perché il nostro lavoro non si limita alla cura del paziente ma alla salvaguardia della popolazione.

 

 

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