Si chiude la partita delle candidature per il Centrosinistra in vista delle urne del 25 settembre.
COLLEGI UNINOMINALI
Al Senato il collegio uninominale unico (U03): vi correrà Pier Ferdinando Casini. Alla Camera, tre i collegi uninominali che toccano il territorio bolognese: nel primo, blindatissimo (Bologna città), ci sarà l’ex sindaco Virginio Merola; in quello che comprende i municipi della montagna, Imola e sette Comuni del Modenese toccherà ad Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde; infine in quello di Carpi, che che comprende Comuni della Città metropolitana di Bologna e della Provincia di Modena, è stato scelto Andrea De Maria. Che non teme la sfida in uno dei collegi ’contendibili’: "Onorato della fiducia, è il momento di esserci. Per fare vincere le ragioni del riformismo e per fermare una destra populista e nazionalista".
LISTE PLURINOMINALI
A palazzo Madama, nel collegio plurinominale, ecco Sandra Zampa (già vicepresidente del Pd e storica portavoce di Romano Prodi), Daniele Manca (ex sindaco di Imola), Eleonora Proni (sindaca ravennate di Bagnacavallo) e Antonio Fiorentini (amministratore unico della ferrarese Ami). Indiscrezioni confermate anche a palazzo Montecitorio, dove correranno la vice di Stefano Bonaccini, Elly Schlein, il modenese Stefano Vaccari (responsabile nazionale Organizzazione), Valentina Cuppi (presidente del Pd e sindaca di Marzabotto) e Luca Rizzo Nervo (assessore comunale a Bologna e parlamentare uscente).
RIMPASTO IN REGIONE?
La prima conseguenza di questa scelta è che la più che probabile elezione della Schlein, unita a quella di Barbara Lori, assessore regionale alla Montagna, candidata in posizione eleggibile nel secondo listino plurinominale al Senato (che non comprende Bologna), porteranno il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, a rimpastare la propria giunta. In pole per sostituirle, ci sono la sindaca di San Lazzaro, Isabella Conti, e il consigliere regionale di Emilia-Romagna Coraggiosa, Igor Taruffi.
LE CRITICHE
Come a livello nazionale - dove le polemiche degli esclusi non sono mancate - anche in città si sono registrati alcuni malumori. La minoranza del Pd, con l’ex segretario cittadino Alberto Aitini, va all’attacco: "Candidati paracadutati sul territorio senza un criterio, scarsissimo ricambio generazionale, merito ampiamente ignorato, scelte dettate dal rancore. Errori come questi si pagano, se si vogliono recuperare collegi in bilico". A rincarare la dose Dario Mantovani, sindaco di Molinella, che sottolinea: "Degli 11 nomi che Bologna aveva proposto in una lista, sapendo che saranno tra gli 8-9 i nove quelli realisticamente eleggibili, ne porta a casa non più di due o tre". Infine, nei quattro collegi tra Camera e Senato si contano "quattro uomini su quattro, altro che svolta sulla parità di genere". Tra gli esclusi, l’uscente Francesco Critelli, che rinvia con amarezza ogni considerazione: "Non parlo per non danneggiare il partito in vista di elezioni nelle quali ognuno di noi sarà impegnato a prescindere dai ruoli. Dirò ciò che penso dopo il 25 settembre".
LE REPLICHE
Critiche che la segretaria dem Federica Mazzoni si fa scivolare addosso: "Sono molto soddisfatta. In un quadro di dimezzamento dei parlamentari, Bologna e il partito locale hanno dato al nostro territorio la migliore squadra possibile. Anzi, noi puntiamo a eleggere almeno lo stesso numero di parlamentari del 2018". E le donne? "Ora non ne abbiamo nessuna di Bologna mentre potremmo averne almeno tre. Le critiche? Sono una donna pragmatica guardo ai risultati", chiude. Da palazzo D’Accursio, poi, trapela questa considerazione: rispetto ad altri territori in cui ci sono stati molti paracadutati, qui il fenomeno è stato più contenuto. E la possibilità di allargare la rappresentanza a Roma, c’è.
Andrea Bonzi
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