"Villa Inferno, fu induzione alla prostituzione"

La Procura appella la sentenza di primo grado per due imputati condannati: Randazzo e Marchesini. Le difese: "Reato inesistente"

Villa Inferno, il processo

Villa Inferno, il processo

Bologna, 25 giugno 2022 - L’ultima parola su Villa Inferno – l’indagine sui festini a Pianoro a base di sesso e cocaina alla presenza di una minorenne – non è ancora detta. Mentre gli avvocati di chi è stato condannato in abbreviato preparano l’appello – due sono già stati depositati, tra cui quello presentato da Gabriele Bordoni per Michele Marchesini –, anche il pm Stefano Dambruoso ha presentato il proprio. Per fare rivalutare in secondo grado solo due posizioni: quelle di Piero Randazzo, l’ex della ragazza all’epoca minorenne dalla cui denuncia partì l’inchiesta, e di Michele Marchesini. Per entrambi in abbreviato cadde l’accusa di induzione alla prostituzione minorile, mentre il giudice Alberto Gamberini li condannò per lo spaccio a tre anni e a un anno e quattro mesi, rispettivamente.

Ora il pm chiede che l’esclusione dell’induzione sia rivalutata. Con Randazzo – assolto perché il giudice riconobbe fosse legato alla giovane da una relazione sentimentale, sebbene "aperta" –, per la Procura, il rapporto non era scindibile dalla cessione di cocaina; cita poi l’episodio in cui l’uomo avrebbe invitato la ragazza ad avere un rapporto sessuale con un tassista, come prova dell’induzione alla prostituzione.

A Marchesini vengono contestati i due giorni trascorsi dalla giovanissima a casa sua, in cui assieme consumarono cocaina ed ebbero rapporti sessuali. Per il giudice, questi furono una scelta libera, visione che il pm rigetta con forza. In conclusione, per la Procura, "non è questo il caso di coppie aperte: Randazzo e Marchesini sono quarantenni che sfruttando posizione economica e disponibilità di stupefacenti, hanno strumentalizzato lo stato di tossicodipendenza della giovanissima per ottenere favori sessuali". L’avvocato Bordoni intanto ha depositato l’appello, chiedendo che lo spaccio sia per il proprio assistito ridimensionato in uso di gruppo, quindi illecito amministrativo.

"Quanto allo stupefacente – dice –, il capo non viene interessato, mentre credo che sarà da vagliare la tesi difensiva, legata al consumo di gruppo. Per la prostituzione minorile, invece, la sentenza che l’ha esclusa è meticolosa nell’analisi dei fatti e puntuale in diritto. Non sarà difficile difenderla dalle critiche". Commenta invece l’avvocato Giulia Bellipario, a sua volta pronta all’appello per Randazzo: "Spiace constatare come si stia infondatamente e ancora una volta insistendo sull’induzione alla prostituzione, nonostante siano ormai quattro i giudicanti (cautela, riesame, cassazione e primo grado) che hanno totalmente escluso la sussistenza di quel reato".

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro