Da Villa Inferno all'ospedale: pusher senza freni

Uno dei nuovi indagati (ora ai domiciliari) è accusato di 35 cessioni in meno di un mese. E per metà dei giorni "era stato ricoverato"

Davide Bacci è il proprietario di 'Villa Inferno' a Pianoro

Davide Bacci è il proprietario di 'Villa Inferno' a Pianoro

Bologna, 18 gennaio 2020 - Nelle "riunioni" di Villa Inferno – termine utilizzato da uno degli indagati, Luca Cavazza –, alla cocaina pensava 'il Gianna’, all’anagrafe Gianluca Campioni, "colui – scrive il gip Letizio Magliaro nell’ordinanza che ha aperto la fase 2 dell’inchiesta sui festini a base di sesso e droga alla presenza di una minorenne – che aveva stabilmente il compito di rifornire i frequentatori della villa (a Pianoro, ndr ) in occasione degli incontri che si tenevano lì". Anche se "non è dato sapere" se Campioni fosse anche "il finanziatore" della sostanza ovvero se, "come probabile", a pagarla fosse il proprietario della villa, Davide Bacci, e lui "solo l’esecutore". L’inchiesta dei carabinieri della Bologna centro e del pm Stefano Dambruoso, si allarga, va avanti e – da rumors – sarebbe pronta a presentare presto nuovi sviluppi. Al momento la conta degli indagati dei due filoni investigativi – i festini e lo spaccio – parla di 15 persone a vario titolo per prostituzione e pornografia minorile, cessioni di droga, truffa.  

Video-choc. Campioni, già indagato da mesi, da sabato è però agli arresti domiciliari. "L’amico stretto di Bacci", frequentatore "abituale" della sua villa, "approfittava degli incontri per avere rapporti con le ragazze presenti". Tra queste, e qui l’accusa più pesante, anche l’allora 17enne – "che stesse per compiere i 18 era genericamente riconosciuto tra i frequentatori" – che ha dato vita all’indagine con le sue dichiarazioni. Agli atti c’è un video – scovato nel cellulare di Bacci che "si desume esserne anche l’autore" – che ritrae Campioni durante un rapporto con la minore. Ma alla base non vi sarebbe stato un sentimento, come precisa a chiare lettere il gip: "Del tutto pacifico, anche per le stesse ammissioni della ragazza, che la medesima accedesse alla villa di Bacci e acconsentisse ai rapporti sessuali, se non esclusivamente, quanto meno anche perché in tali occasioni veniva offerta cocaina che lei consumava al momento".

Quel video, poi, venne diffuso "tra i tifosi della Virtuts, della quale Bacci e Campioni erano sostenitori". Ma non è finita. "Del tutto evidente – continua il gip – come nella situazione di promiscuità e di utilizzo di sostanze, la minore potesse acconsentire ai rapporti video-filmati". Dunque, quelle prestazioni altro non sarebbero state che "frutto non di una sua libera determinazione", ma del fatto che "erano il corrispettivo che ella doveva fornire in cambio della cocaina portata da Campioni".

'Le riunioni'. Tirato in ballo da vari testi, tra cui Cavazza, l’agente immobiliare oggi gravato di obbligo di firma, al centro della prima parte d’indagine. "Nelle riunioni di Pianoro – spiegò agli inquirenti – il Gianna aveva molta droga che condivideva e consumavamo nella cucina di Bacci". Quaranta euro il "mezzo pezzo", 80 "l’intero grammo". E le dichiarazioni di Cavazza, nonostante il suo status di coindagato ma privo di "ragioni di vendetta, conflitto o risentimento", vengono ora ritenute "precise e dettagliate".  

La catena. A un livello superiore dello spaccio, stando sempre alle accuse, si troverebbe invece Carlo Paolo Prosapio, 71 anni e vari precedenti, che ha sventato il carcere (è ai domiciliari) solo per via dell’età. Il suo nome viene fatto dalla minorenne e da P.R., agente immobiliare indagato nella parte uno del fascicolo, "in quanto loro fornitore di cocaina in occasione di un incontro" in un hotel del centro. Al resto hanno pensato intercettazioni telefoniche, gps, ambientali e filmati che lo accuserebbero di 35 cessioni ai suoi clienti (tra cui un noto comico). Dal 15 ottobre al 14 novembre 2020. "Peraltro – aggiunge il giudice – Prosapio è stato ricoverato in ospedale nel periodo 17-29 ottobre". Insomma, "non un semplice pusher", ma "si avvaleva di un’attività strutturata e organizzata che gli consentiva di avere presso l’abitazione costantemente cocaina da rifornire". E quella droga – che finiva anche in altri noti locali della movida di Bologna – gli sarebbe stata fornita da Gianni Marseglia, punto più alto della catena, finito alla Dozza. Il brindisino classe 1964 era legatissimo a Prosapio che aveva ricevuto la sua visita in ospedale e utilizzava la sua auto. "Marseglia risulta il fornitore di Prosapio" e il suo ruolo non è di "ultimo cessionario al consumatore di cocaina, ma di intermediario nella catena di narcotraffico". Nell’inchiesta altre tre persone sono indagate per spaccio con il divieto di dimora a Bologna, un’ultima invece per truffa.  

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