Zagnoli, impiegato creativo "L’acqua nei suoi dipinti"

A Porretta la mostra con alcune tele del costruttore di pupazzi per il cinema. La figlia Bettina: "Lo spunto in un articolo del Carlino degli anni Cinquanta".

Zagnoli, impiegato creativo  "L’acqua nei suoi dipinti"

Zagnoli, impiegato creativo "L’acqua nei suoi dipinti"

Una di quelle storie che parlano dell’energia vitale dell’essere umano. Che ha un lavoro regolare, ma, chiusa la porta dell’ufficio, apre quella del suo mondo interiore ricchissimo di creatività. È stato così per Valerio Zagnoli, nato nel 1924 e mancato nel 1990, impiegato in Regione e parallelamente costruttore di pupazzi per il cinema e poi pittore appassionato della tecnica a olio e con negli occhi sempre scorci della sua Porretta e corsi d’acqua, tema dominante della mostra che si apre oggi alla pro loco di Porretta, con la curatela della figlia Bettina Zagnoli. L’acqua della vita – dalla fiaba alle cromie andrà avanti fino al 20 agosto: tutto è cominciato da un articolo del Carlino del 1955.

Signora Zagnoli, di cosa parlava l’articolo?

"Raccontava come al Festival di Montecatini si fosse svolta una competizione dove presero parte "i più appassionati della macchina da presa", impiegati di giorno ma registi e operatori di notte. Arrivò secondo il gruppo bolognese formato da Luciano Visani, Valerio Zagnoli, realizzatore dei pupazzi lignei, e altri amici. Tradussero per lo schermo la fiaba dei fratelli Grimm L’acqua della vita. Impiegarono mesi e notti insonni per realizzare l’animazione, consta di 30mila fotogrammi. E’ stato bellissimo trovare questa pagina del 13 luglio".

Però la mostra è di dipinti a olio, come sulla locandina.

"Sì, è uno degli oli che ritrae l’acqua, tema ricorrente dei suoi soggetti, è una Porretta dove sono messi insieme vari scorci. Si vede il Reno, con Porretta che è la cittadina d’origine della mia famiglia, e in fondo lo stabilimento antico e meraviglioso delle Terme, immortalato anche da Pupi Avati".

Qual era la sua ispirazione? "Prendeva magari spunto da una cartolina e interpretava il paesaggio anche a seconda del sentimento, ma l’acqua è ricorrente. Si vedono tanti scorci rurali di fienili, tetti, aie, cortili, pozziin stile macchiaiolo e anche nature morte che ricordano Morandi. Ho dei ricordi così nitidi di quando lui dipingeva, vedo ancora i colori e sento gli odori. E immagino quanto sarebbe contento di questa mostra che alla fine è la sua prima, proprio nella località che lui amava e dove la nostra famiglia ha radici molto antiche, ricostruite da mio zio, fratello di Valerio, risalenti al 1518 con uno Zagnoli che lavorava come sarto alla corte dei Bentivoglio".

Benedetta Cucci

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