Zaki, il processo lampo è subito rinviato

Accusato di aver scritto un articolo con notizie false sulla situazione egiziana. La mamma: "Non sappiamo granché". In aula il 28

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Non nega di aver scritto l’articolo sulla minoranza copta in Egitto, per il quale due giorni fa è stato rinviato a giudizio, ma respinge l’accusa di avere commesso un reato, avendo esercitato il diritto della libertà di espressione. Lo ha ribadito con forza, ieri per la prima udienza lampo (6’ in tutto) di un processo deciso all’ultimo e con una nuova accusa, Patrick Zaki, il giovane ricercatore egiziano dell’Unibo in carcere preventivo per altre accuse da un anno e 7 mesi: rischia fino a 5 anni.

Ammanettato, è entrato nell’aula del tribunale di Mansura, 130 chilometri e circa 3 ore di auto dal Cairo dove è detenuto, in discrete condizioni di salute, per chiedere ancora una volta la sua liberazione. Su richiesta della difesa, il tribunale – che ha rinviato i lavori al 28 – ora metterà a disposizione il fascicolo contenente le nuove accuse con la speranza che tutto il pregresso che ne ha determinato l’arresto sia nel frattempo decaduto. L’addebito per cui il ricercatore oggi è chiamato a giudizio riguarderebbe la diffusione di informazioni false, diversa da quella di "insurrezione" e "terrorismo" con la quale venne catturato al suo rientro da un soggiorno in Italia, nel febbraio 2020. "Tutto quello che sappiamo al momento è che Zaki viene giudicato per un articolo pubblicato nel 2019 sul sito Daraj", ha spiegato la madre, Hala Sobhy Abdelmalek. Mentre per Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, "la decisione del giudice di aggiornare al 28 settembre, è comunque una notizia che evita lo scenario peggiore, quella di una sentenza emessa dopo la prima udienza". Ora, aggiunge subito, "c’è tempo davanti per preparare la difesa, per sperare che ci sia un giudice imparziale, per vedere finalmente Patrick libero e non in manette come lo abbiamo visto oggi. E come sempre questo tempo che passa da un momento all’altro della vicenda processuale di Patrick dovrebbe essere utilizzato per fare pressioni sulle autorità del Cairo perché pongano fine a questo incubo", aggiunge Noury, ribadendo che "però, per il momento, nonostante la situazione drammatica, è quasi un sospiro di sollievo, perché lo scenario peggiore era di una condanna immediata e inappellabile".

L’articolo. "Non passa mese – scriveva il ricercatore di Unibo nell’articolo ’incriminato’ – senza tragici episodi ai danni dei copti", i cristiani d’Egitto, "dai tentativi di espatrio nell’Alto Egitto, ai rapimenti, alla chiusura di chiese o agli attentati dinamitardi e simili". Questo scritto, aggiungeva firmandosi "Patrick George, un ricercatore egiziano", è un "semplice tentativo di rilevare incidenti in una sola settimana dei diari copti egiziani. "Ogni mese si verificano tra gli otto e i dieci dolorosi incidenti a danno dei copti", sosteneva Patrick prendendo spunto da "un gigantesco atto terroristico" che costò la vita a 14 uomini delle di sicurezza egiziane. Un altro caso descritto è quello di un processo per una disputa ereditaria intentato dalla sua attuale legale, Hoda Nasrallah, non tanto per se stessa "ma per il bene di ogni donna cristiana" che affronta "ingiustizie" a causa della legge egiziana in vari campi, dal divorzio alle successioni.

Le reazioni. Sull’esito dell’udienza sono intervenuti anche il governatore Stefano Bonaccini e il sindaco Virginio Merola: "Ci appare tutto sempre più surreale – così il primo –. Anche perché tutti quelli come noi, e per fortuna siamo tanti, che hanno a cuore le sue sorti non vedono l’ora di riabbracciarlo nella città dove stava studiando e dove vorrebbe tornare". "Nel diritto mondiale – l’aggiunta del primo cittadino – non esiste il reato di opinione. Confidiamo che questo rinvio serva per far prevalere definitivamente il buon senso e liberare il nostro cittadino Zaki". Ne parlerà con Draghi?, la domanda di un cronista (il premier ieri in città per il G20, ndr). "Credo che il tema sia alla sua attenzione – ha chiuso Merola – come ha anche segnalato il ministro degli Esteri". Intanto ieri in piazza Maggiore un nuovo flash mob per Patrick dove Amnesty ha chiesto di "riconoscere immediatamente la cittadinanza italiana".

Nicola Bianchi

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