Zaky, lettere alla famiglia dal carcere: "Volevo trascorrere le feste con voi"

Le parole dello studente Unibo dalla prigione di Tora, in Egitto. “Il mio stato mentale non è un granché dall'ultima udienza”. Amnesty definisce "allarmanti" le sue condizioni

La lettera di Patrick Zaki

La lettera di Patrick Zaki

Bologna, 12 dicembre 2020 – Le parole di Patrick Zaky sono arrivate oggi, in una lettera dalla prigione di Tora indirizzata alla famiglia: “Continuo a pensare all'Università, all'anno che ho perso senza che nessuno ne abbia capito la ragione. Voglio mandare il mio amore ai miei compagni di classe e agli amici a Bologna. Mi mancano molto la mia casa lì, le strade e l'università. Speravo di trascorrere le feste con la mia famiglia ma questo non accadrà per la seconda volta a causa della mia detenzione”.

Gli attivisti che chiedono la libertà di Patrick hanno pubblicato il contenuto della lettera sulla pagina Facebook che gestiscono, “Patrick libero”.

“Le recenti decisioni sono deludenti come al solito, senza una ragione comprensibile – dice anche Zaky –. Ho ancora problemi alla schiena e ho bisogno di forti antidolorifici e di qualcosa per dormire meglio”, “il mio stato mentale non è un granché dall'ultima udienza”.

Pronta la risposta da Amnesty International Italia, con le parole del portavoce Riccardo Noury: “Amnesty International è veramente allarmata per le condizioni fisiche e mentali di Patrick Zaki che sembrano in via di deterioramento”.“Che queste parole dolorose di Patrick - aggiunge Noury - giungano al Governo italiano che faccia veramente qualcosa di più, di meglio e di veloce di quanto ha fatto finora, per assicurare che Patrick possa tornare presto in libertà”.

La detenzione in carcere dello studente, infatti, è stata prolungata di altri 45 giorni, in seguito all'udienza che si è tenuta lo scorso 7 dicembre. Patrick è in carcere in Egitto, dal 7 febbraio 2020 con l'accusa di propaganda sovversiva contro il governo.

Molte le voci che si sono alzate in difesa dei suoi diritti non solo a Bologna, dove si era trasferito per studiare, ma in tutto il mondo. Anche Hollywood si è mossa, con la richiesta dell'attrice Scarlett Johansson per la scarcerazione del ragazzo e di altri tre attivisti appartenenti all’ong Eipr, la stessa in cui Patrick ha lavorato.

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