Bologna e i suoi 5 segreti: dalle frecce di Corte Isolani al voltone del Podestà

Il podcast del Carlino racconta anche di quando il San Petronio di Palazzo d’Accursio fu ’truccato’ per ingannare i napoleonici

Il nostro podcast svela alcuni dei più intriganti misteri di Bologna

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Bologna, 24 marzo 2023 – Lo sapevate che le tre frecce conficcate sotto il portico di Strada Maggiore sono una burla ottocentesca? E che il ‘telefono senza fili’ sotto il Voltone del Podestà, davanti al Crescentone, veniva usato per confessare gli appestati a distanza di sicurezza? E che la finestrella di via Piella permette di avere uno scorcio della Bologna delle acque, ora interrata? Sono tre dei cinque segreti della città che raccontiamo con Elena Selmo, responsabile dell’Ufficio visite guidate dell’associazione no profit ‘Succede solo a Bologna’, che da anni si occupa di promuovere la cultura e il patrimonio del nostro territorio. Selmo è ospite de ‘il Resto di Bologna’, il podcast del Carlino che racconta curiosità, personaggi e fatti meno noti della città.

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Lo si può ascoltare sul nostro sito (inquadrate il QR Code in prima pagina locale) o sulle principali piattaforme, da Spotify a Apple e Google Podcast. "In Strada Maggiore, all’altezza del civico 19, ci sono tre frecce conficcate nel portico ligneo – spiega Selmo –. La leggenda narra che un marito avesse assoldato tre arcieri per punire la moglie fedifraga, ma quando lei si affacciò al balcone, nuda, i sicari abbagliati dalla sua bellezza sbagliarono il bersaglio". È una leggenda: "Le frecce furono aggiunte a fine Ottocento, durante un restauro di Corte Isolani".

Un altro segreto è quello del Voltone del Podestà: "Sussurrando nei cantoni dei quattro pilastri della struttura, il suono viene trasportato da un angolo all’altro senza che si oda nulla al centro". Un effetto voluto? "No, ma venne utile nel caso ci fosse necessità di tenere la distanza, ad esempio per non essere contagiati confessando gli appestati". E se faticate a credere che a Bologna ci fossero porto e canali navigabili, basterà un’occhiata a via Piella. Infine, gli ultimi segreti: uno più goliardico, la mattonella nera in piazza Nettuno dietro alla statua del Gigante, da cui si ha un’illusione ottica ‘erotica’ delle nudità della statua del Giambologna (effetto non voluto dall’autore); l’altro risalente a fine 1700, quando le truppe Napoleoniche arrivarono in città. Si pensò infatti di ‘travestire’ la statua di Gregorio XIII all’ingresso di palazzo D’Accursio da San Petronio. "L’obiettivo era evitare che i francesi fondessero l’opera, simbolo papale – chiude Selmo –. Gli furono cambiati il copricapo e il bastone (ora conservati al Museo del Risorgimento), facendolo passare per il protettore di Bologna".

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