Vecchioni: "Scrivo per lasciare una traccia"

L’artista oggi alle 18,30 al Mast presenta il suo libro ’Tra il silenzio e il tuono’. "Quelle notti ’liquide’ da Vito, che bei ricordi"

Vecchioni: "Scrivo per lasciare una traccia"

Vecchioni: "Scrivo per lasciare una traccia"

Professore, da quando tempo non va da Vito?

"Saranno vent’anni – risponde divertito Roberto Vecchioni pensando alle storiche notti dei musicisti del tempo che fu –. Che bei ricordi. Anche da Guccini, a Pavana, non vado da un sacco. Ho 80 anni, bisogna capirmi. Erano anni divertenti e liquidi. Liquidi per via dell’alcol. Chi non li ha attraversati ha perso molto e non può capire". Vecchioni oggi torna nell’amata Bologna per presentare al Mast il suo fortunatissimo libro ‘Tra il silenzio e il tuono’ (Einaudi) attualmente in cima all’hit parade delle vendite. L’appuntamento, nell’ambito de ‘La voce dei libri’, è alle 18,30 e con l’autore dialoga Marcello Fois.

Il romanzo è fatto di lettere. Da un lato c’è lui, Roberto, che racconta a un fantomatico nonno alcuni degli episodi più significativi della sua vita e lo fa, in presa diretta, proprio mentre gli accadono le cose, a dieci, trenta, ottant’anni. Dall’altro c’è il nonno che non risponde a quelle missive ma indirizza i suoi scritti ad altri personaggi, veri o immaginari, affrontando gli argomenti più disparati. Cinquantatré lettere per catturare ‘l’ombra sfuggente della verità’ in una narrazione intima e struggente che non vuole essere un epistolario. Roberto è un corpo che sente, si ammala e ama; il nonno è puro pensiero.

Vecchioni, che aria si respira lassù, in vetta alla classifica dei libri?

"Non mi aspettavo un simile successo, soprattutto in un momento come questo in cui ci si immagina che i lettori siano soprattutto attenti ai libri sull’attualità e sulla guerra. Il mio romanzo esistenziale, per una strana congiunzione astrale, ha invece preso la gente. Nel libro io vivo nel tempo e scrivo lettere al mio sosia e cioé alla mia coscienza. Ma lui, il mio sosia e cioé il nonno, non ha un tempo suo e risponde in maniera ora saggia e ora sciocca. Questo è un modo per congelare i pensieri sul mondo per uno che, come me, ha avuto una vita particolare".

Le lettere sono 53 perché quel numero ha un significato di qualche tipo?

"È tutto casuale, in realtà ne avevo scritte molte di più. Ho tenuto quelle che mi sono sembrate più vicine a me, senza badare alla loro lunghezza. In qualche caso la missiva è ridotta a una battuta. A 80 anni ho voluto lasciare traccia della mia vita".

In queste pagine autobiografiche lei si mette completamente a nudo, parlando ad esempio della morte di suo figlio o dell’amore difficile di coppia. Perché?

"Epitteto diceva che nessuno è felice se non è signore di se stesso. Ecco, io sono io e sono contento di esserlo. Ho avuto un’esistenza complicata fatta di una gavetta musicale faticosa, di dolori personali terribili, di amori contrastati. Di questo però è fatta la vita che non può essere lineare. Non mi sono mai abbattuto e ho lottato. Parlo della cultura che amo, di Pascal e di Sant’Agostino e dei personaggi che ho scelto: Schubert piuttosto che Beethoven, Petrarca anziché Dante, Pascoli invece che Carducci".

Ha insegnato per tanti anni. Come sono i ragazzi oggi?

"Non si può generalizzare e comunque non sono anaffettivi come alcuni ritengono. Una frangia ce l’ha col mondo e spara rabbia a volte in modo giusto, a volte in modo esagerato. I giovani si comportano alla maniera dei giovani e spesso per molti di loro esiste soltanto il bianco o il nero. Se sbagliano, però, lo fanno in buona fede".

Che progetti l’aspettano? Forse un nuovo libro?

"Non ora. Fra concerti, partecipazioni televisive e lezioni all’università ho davvero poco tempo. Adesso vorrei concentrarmi su un nuovo disco, visto che l’ultimo, ‘L’infinito’, risale a quattro anni fa. Stavolta mi piacerebbe anche cantare canzoni di altri che amo e che spesso nessuno ricorda. Pezzi di colleghi come Battisti o De Gregori che magari facevo quando andavo con la chitarra in osteria. In particolare c’è un brano di Modugno, ‘E vene ‘o sole’, che vorrei incidere. Ma è ancora tutto de definire".

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