La Perla, battaglia per il marchio. Gli inglesi lo mettono in vendita

Lettera all’azienda italiana: vietato usarlo. I sindacati chiedono l’amministrazione straordinaria

Bologna, 17 dicembre 2023 – Si combatte sui due lati della Manica la battaglia legale per la sopravvivenza di La Perla.

Mentre a Bologna i sindacati puntano a ottenere l’amministrazione straordinaria, allontanando così il management del fondo Tennor che ha portato l’azienda praticamente al tracollo, a Londra lo storico marchio del made in Italy è messo in vendita. I liquidatori della società inglese La Perla Global Managment Uk hanno intimato all’azienda italiana di non utilizzarlo.

Uno dei tanti presidi delle lavoratrici della Perla a Bologna, ormai in crisi da tempo
Uno dei tanti presidi delle lavoratrici della Perla a Bologna, ormai in crisi da tempo

E addirittura, con una lettera, hanno chiesto di rimuovere le insegne dalla sede di via Mattei.

Impasse dalla quale non è facile uscire anche perché, fanno notare i legali, le procedure italiane e britanniche e i due ordinamenti – anche a causa della Brexit – rischiano di non dialogare agevolmente.

Come si è arrivati a questo punto? E come uscirne?

La Perla, che in tutto ha 300 dipendenti, è praticamente ferma, dopo che la capogruppo è stata posta in liquidazione dall’Alta Corte londinese "per un debito fiscale di oltre 12 milioni di sterline". Una decisione che ha aggravato la situazione anche in Italia, con il blocco dei conti, i dipendenti che non percepiscono gli stipendi già da due mesi e i fornitori che non sono stati pagati.

Uno di loro ha deciso di presentare un’istanza di liquidazione giudiziale per La Perla, procedura nell’ambito della quale sono intervenuti anche i sindacati. "Noi abbiamo chiesto l’amministrazione straordinaria perché è uno strumento di gestione della crisi che consente la continuità dell’attività, permettendo di risanare l’azienda per poi riammetterla sul mercato o vendendola o riavviandola secondo i normali criteri di attività", spiega l’avvocato Bruno Laudi, che col collega Salvatore Sotera rappresenta Cgil e Uil. A questo punto la procedura prevede che il ministero del Made in Italy indichi eventuali nomi di amministratori straordinari, ma con una lettera da Roma è stato chiesto al giudice Maurizio Atzori un rinvio per poter partecipare alla prossima udienza e valutare meglio la situazione.

Si tornerà in aula il 19 gennaio, data in cui è prevista la partecipazione del Mimit e si discuterà anche dell’amministrazione straordinaria della capogruppo britannica.

Nel frattempo, però, i sindacati hanno chiesto in via cautelare la "nomina di un amministratore temporaneo, che traghetti La Perla in questa fase delicata", aggiungono i legali. Spetterebbe proprio a questa figura di "custode" il compito di "opporsi alla vendita del marchio nell’ambito della procedura di fallimento avviata a Londra, a prescindere dal destino dei lavoratori italiani". La soluzione dell’amministrazione straordinaria pare aver convinto il giudice e anche l’avvocato Carlo Fava, che rappresenta l’azienda, non l’ha osteggiata.

Non sempre però questa strada ha consentito di salvare la produttività e la piena occupazione nelle aziende che sono state costrette a farvi ricorso. In due casi recenti, come quelli dell’ex Ilva e di Mercatone Uno, ad esempio, la situazione si è addirittura complicata.

La storica acciaieria, oggi di proprietà di AccelorMittal e Invitalia, dopo un lunghissimo iter è nuovamente a rischio di amministrazione straordinaria. Stesso copione anche per Mercatone Uno: Shernon Holding, che dopo l’intervento dei commissari avrebbe dovuto rilanciare il gruppo, è fallita a sua volta.

Scenari a tinte fosche che sindacati e lavoratrici di La Perla comprendono bene, ma al momento è più urgente scongiurare la possibile chiusura.

"Vediamo se il ministero sarà in grado di proteggere questo storico marchio – dice l’avvocato Laudi –, magari intervenendo e attivando canali anche a livello governativo".

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