
San Lazzaro (Bologna), 19 agosto 2023 – "La difficoltà di reperire personale è il problema principale delle aziende. Nonostante a Bologna e in Emilia-Romagna le imprese continuino a crescere, nonostante le difficoltà degli ultimi anni, il mismatch tra le nuove competenze richieste dalle aziende e le capacità dei giovani che escono da percorsi di formazione professionale, tecnica o universitaria va ridotto il più possibile, se vogliamo guardare al futuro".
Michele Poggipolini, amministratore delegato dell’omonima azienda di San Lazzaro, leader mondiale nel settore aerospace e automotive, è diventato da poche settimane il presidente della Fondazione Aldini Valeriani. Ed è in questa veste che riflette sul rapporto tra mondo dell’istruzione e mondo delle imprese.
Presidente, come sta cambiando il mondo del lavoro nelle imprese e, in particolare, sul nostro territorio?
"Il cambiamento è in atto da tempo, ormai abbiamo superato l’era dell’Industria 4.0, e c’è chi parla di 5.0. La tecnologia sta accelerando questo mutamento, il nostro territorio ha una vocazione manifatturiera che richiede una combinazione di profili: servono operai specializzati, tornitori e fresatori, ma sempre di più c’è necessità di un mix di competenze meccaniche ed elettroniche, penso a disegnatori e progettisti, programmatori, analisti di dati. Le nostre imprese devono essere alimentate dall’inventiva dell’intero team, dove ogni elemento dell’organico deve crescere e adattarsi. Quindi, serve anche un aggiornamento continuo delle competenze della propria forza, attraverso il reskilling, per colmare i gap attuali determinati dalle mutate esigenze del mercato".
Quanto pesa il gap della mancanza di personale adeguato alle mansioni per un’impresa impegnata nella competizione globale?
"Entro cinque anni, ci troveremo di fronte a una situazione in cui solo il 60% della popolazione al lavoro sarà adeguatamente formata. In termini assoluti, il fabbisogno da qui al 2027 in Emilia-Romagna sarà pari a 336.000 unità, ma considerando tutto solo la metà di esse sarà pronta effettivamente per il lavoro che dovrà svolgere, quindi il ruolo della formazione è fondamentale".
Quanto è radicata – se ancora esiste – la diffidenza di famiglie e alunni verso la formazione prettamente tecnica?
"Gli istituti tecnici, sul nostro territorio, sono una risorsa fondamentale, io lo so bene avendo una impresa metalmeccanica. A cominciare dalle Aldini Valeriani, le strutture bolognesi sono una vera eccellenza. Eppure, ho potuto toccare con mano una persistente diffidenza soprattutto all’interno delle famiglie, riguardo a scegliere percorsi formativi tecnici. È necessario abbattere questa barriera e valorizzare i percorsi degli istituti tecnici alla pari dei licei. Anche pensare di chiamarli licei tecnici può essere un primo passo. Profili come fresatori e saldatori in azienda hanno la possibilità di essere formati e ricevere in età giovanissima un primo stipendio da subito. Anticipando i tempi, decisamente più lunghi, di altri percorsi formativi. Bisogna far capire che tecnici e professionali non sono affatto scuole di serie B".
Qual è la sua priorità ora che è a capo della Fondazione Aldini Valeriani?
"La Fav può svolgere un ruolo importante nell’avvicinare imprese e studenti. Le mie priorità sono chiare: fare della Fav un partner per le imprese, accelerando il percorso di upskilling e potenziando le nuove generazioni che entrano nel mondo del lavoro. È importante mantenere un radicamento sul territorio e far capire agli imprenditori che non sono soli: la Fav ascolta attentamente le esigenze delle aziende a tutti i livelli, per garantire che le decisioni prese riguardo all’orientamento dei giovani siano sfruttabili sin da subito. Credo che programmi come Fav in factory, che porta i docenti direttamente all’interno delle aziende per seguire percorsi formativi mirati siano esempi innovativi e ben riusciti. Dobbiamo accelerare il percorso formativo per essere pronti alle sfide future".
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