Lavoro Bologna, il report: migliaia di posti, pochi profili adatti

La Camera di Commercio: operai specializzati, dirigenti e specialisti nella formazione sono le figure più difficili da trovare

Lavoro a Bologna: il grafico del report

Lavoro a Bologna: il grafico del report

Bologna, 15 luglio 2022 -  Le previsioni sull’occupazione a Bologna (trimestre luglio-settembre) si possono interpretare utilizzando una doppia chiave di lettura. Da un lato, le 26.310 opportunità di assunzione dimostrano la vitalità delle nostre imprese. Dall’altro, cresce però di un 10% la difficoltà per le aziende di reperire i profili ricercati.

Dagli ultimi dati Excelsior/Unioncamere, commenta Valerio Veronesi, presidente della Camera di commercio, "risulta che, nonostante la paura delle conseguenze della guerra, l’inflazione e l’aumento dei prezzi, il nostro territorio metropolitano continua a offrire posti di lavoro".

Gli oltre 26mila posti previsti segnano un aumento dell’11,2% rispetto ai 23.670 della ricerca giugno-agosto. Anche se, a luglio, la domanda di lavoro segna una leggera contrazione rispetto al mese di giugno: sono 9.050 le entrate programmate dalle imprese, in diminuzione di circa 150 unità (-1,6%).

«Quello che invece fa poco piacere – commenta Veronesi – è vedere come gli imprenditori siano però costretti a rallentare perché non riescono a trovare le figure professionali di cui hanno bisogno".

A luglio, si legge infatti nel report di Excelsior, la difficoltà di reperimento di lavoratori "cresce rispetto al mese di giugno, interessando il 45% dei profili ricercati".

Il problema, rileva il presidente della Camera di commercio, "è assolutamente trasversale, con punte più accentuate sulle specializzazioni". In altre parole, "le imprese non cercano tanto qualcuno con due braccia, ma chi offre competenze ad hoc".

Sono tre le figure professionali più richieste dalle imprese del territorio metropolitano. Che, sommate, fanno il 29% delle oltre 26mila entrate previste.

Si tratta di 1.130 fra cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici; 860 posti per personale non qualificato nei servizi di pulizia e in altri servizi alle persone; 610 fra commessi e altro personale qualificato in negozi ed esercizi all’ingrosso.

Di difficile reperimento anche figure come dirigenti e direttori (30), operai nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche (490), speecialisti della formazione e insegnanti (80).

"La parola magica – sostiene Veronesi – è specializzazione. Che tu sia uno specialista nella pasta frolla alle mandorle o un frigorista, trovi aziende che ti fanno ponti d’oro".

La situazione sembra ormai cristallizzata. Alcuni mesi fa, la Camera di commercio convocò alla Mercanzia una sorta di Stati generali della formazione, presenti i rappresentanti delle associazioni economiche della città e dei rispettivi enti di formazione. "Già allora – ricorda Veronesi – erano emersi dati molto preoccupanti. Purtroppo siamo ancora a ragionare sugli stessi dati".

Quanto alle tipologie contrattuali previste, sul totale di 26.310 opportunità di occupazione, nel 22% dei casi le entrate previste saranno stabili, con contratto a tempo indeterminato o di apprendistato. Mentre nel 78% saranno a termine: a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita.

Secondo i dati Excelsior, le offerte di lavoro previste "si concentreranno per il 75% nel settore dei servizi e per il 52% nelle imprese con meno di 50 dipendenti.

"Il 26% sarà destinato alle professioni commerciali e dei servizi, il 25% a dirigenti, specialisti e tecnici, il 23% ad operai specializzati e conduttori di impianti. Il 20% sarà destinato a personale laureato, mentre una quota pari al 34% interesserà giovani con meno di 30 anni".

Uno dei punti-chiave per cercare di ridurre il gap fra offerta e domanda di lavoro è quello della formazione. Veronesi ritiene necessario rivedere l’intero sistema regionale.

"A Bologna e in Emilia Romagna abbiamo, con un unico ente erogatore, sette-otto associazioni per ciascuno dei nove territori provinciali". Una situazione "un po’ troppo frammentata".

Dal presidente della Camera di commercio arriva la proposta di "trovare il modo di avere meno centri di formazione, sei o sette, ma più ‘potenti". Questo renderebbe anche più facile, per la Regione, erogare i contributi.

Si tratterebbe però, riconosce Veronesi, "di un salto epocale, che va al di là dei singoli territori e prevede fusioni fra gli enti. Due condizioni di non facile realizzazione nel nostro Paese".

 

 

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