Prezzi materie prime alle stelle: e il carovita colpisce il caffè

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Caffè e brioche al bar, un autunno caldo

Caffè e brioche al bar, un autunno caldo

Bologna, 16 novembre 2021 - L’allarme è lanciato da Assoutenti: la colazione al bar, abitudine mattutina nel Dna di milioni di italiani, «rischia di diventare un lusso». Sotto accusa, il prezzo delle materie prime (la quotazione del caffè corre in Borsa) e i costi delle utenze (in primis l’energia) schizzati alle stelle. Sotto le Due Torri, l’aumento della tazzina al bar è stato lento e graduale, senza strappi. Nel 2000, secondo i dati del Comune, un caffè si pagava 83 centesimi; si è passati a 85 nel 2002, a 90 nel 2006, fino ad arrivare alla media di oggi, fra 1,10 e 1,30 euro. Il recente aumento alla fonte, non solo del caffè, ma anche di tutte le materie prime utilizzate in pasticceria – fra cui latte, zucchero, farine, burro – ha reso i prezzi della filiera insostenibili per i baristi. Che, se vogliono servire ai clienti prodotti di qualità, si trovano costretti – come sta già avvenendo anche a Bologna – a ritoccare i prezzi di caffè, cappuccino e brioche. Si calcola di aumenti nell’ordine del 15-20 per cento. Ma c’è chi non esclude una seconda ondata di rincari, che finirebbe per rendere ancora più indigesto lo scontrino finale.

Ascom: "Così crescerà l’inflazione"

l problema «è molto, molto serio». Da tempo, afferma Giancarlo Tonelli, direttore di Confcommercio Ascom, «l’aumento del costo delle materie prime ha ripercussioni su tutto il mondo del commercio». E ci sono riflessi «anche nel settore produttivo, in industria e in agricoltura, dove l’aumento del costo delle materie prime è significativo». Se a questo si aggiungono «i forti rincari del costo dell’energia, è inevitabile che vi siano ricadute sui bilanci delle singole attività. Nei bar, per esempio, è molto probabile che ci saranno rincari sul costo del caffè». Tonelli si dice «molto preoccupato, perché nei prossimi mesi questi aumenti possono portare a una crescita dell’inflazione, cosa che avrebbe come conseguenza una diminuzione del reale potere di acquisto delle famiglie». Una situazione che «rischia di influire in maniera negativa sui dati della ripresa prevista per questo periodo di fine anno». Per questo, Ascom chiede «massima attenzione» da parte del legislatore, del Governo e degli enti locali, perché «intervengano a calmierare l’aumento dei costi dovuto all’impennata di materie prime e servizi».

"Ricadute immediate sullo scontrino"

Mauro Montaguti, titolare del Bar Cavour e presidente della Fipe Bologna, non ha dubbi: «Il rincaro del caffè avrà ricadute sul prezzo della tazzina al bar». Visto l’aumento della materia prima, «tutti saranno prima o poi costretti a ritoccare i prezzi». Sotto le Due Torri, dove il prezzo di un caffè oscilla fra 1,10 e 1,30 euro, «si avranno rincari fino al 15%-20%», calcola Montaguti. Anche le brioche «costeranno di più, e in molti casi sono già aumentate». Ciasun titolare «si regolerà a seconda dei costi di gestione del proprio locale, che dovrà tenere conto anche dell’aumento del costo delle utenze e dei trasporti».

"Pesa parecchio anche il costo delle utenze"

Giancarlo Campolmi, titolare del Gran Bar, in via D’Azeglio, teme che «l’aumento delle materie prime in arrivo, a cominciare dal caffè, non sarà l’ultimo». E si somma «al folle rincaro della luce, cresciuta del 30-40%, e dai prezzi lievitati delle altre materie prime che sono base dei prodotti da bar pasticceria». Campolmi cercherà di tenere il prezzo del caffè al banco a 1,20 euro. «Non è mai bello aumentare il prezzo delle colazioni, che per l’80% sono consumate da clienti abituali». Il punto, però, è che «se vuoi mantenere la stessa qualità e fare quadrare i conti, da qualche parte sei costretto a ritoccare i prezzi».

"Non cedo, finché ce la faccio"

Davide Bagante, titolare del Caffè dell’Angelo, in via San Mamolo, ha già ricevuto dai fornitori l’annuncio dell’aumento del prezzo del caffè, «anche se ancora non hanno specificato di quanto mi costerà in più al chilo». Per quanto possibile, afferma Bagante, «cercherò di trovare il modo di assorbire io il rincaro, senza farlo pesare sul prezzo della tazzina, che vorrei mantenere a 1,10. Certo, molto dipenderà anche dall’entità dell’aumento». I rincari toccano però anche la pasticceria («le torte mi costano 2 euro in più al chilo») e le classiche brioche, «che ho dovuto portare a 1,20».

Confesercenti: "Impossibile fare altrimenti"

Molti operatori del settore bar-pasticcerie associati a Confesercenti «sono già stati costretti, proprio in questi giorni, ad aumentare il prezzo del caffè, anche se ne avrebbero volentieri fatto a meno», afferma Loreno Rossi, direttore dell’associazione di categoria. Si parla di «un aumento di circa 10 centesimi a tazzina». E molti baristi, «obtorto collo, a causa dei rincari di tutte le materie prime, hanno dovuto ritoccare anche i prezzi delle brioche». In generale, «per un caffè di qualità si può parlare di un 12-15% in più». Ma, afferma Rossi, «in alcuni casi è difficile, se non addirittura impossibile, rifornirsi di alcuni prodotti, che sono introvabili». A questo, aggiunge il direttore di Confesercenti, «si devono poi sommare gli aumenti dei costi delle varie utenze che gravano su un’attività, in primo luogo l’energia elettrica». Rossi si dice «dispiaciuto e preoccupato» per una situazione che finirà per ripercuotersi sul costo finale al cliente. «Ma non è possibile fare altrimenti, perché i gestori delle attività devono recuperare i costi».

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