Mihajlovic, il trapianto, la moglie e Vasco Rossi. L'alfabeto di Sinisa

Il mister: "Sono ancora qua e non mollo. Con grinta. E 19 pillole al giorno"

Lo sguardo commosso di Sinisa Mihajlovic (FotoSchicchi)

Lo sguardo commosso di Sinisa Mihajlovic (FotoSchicchi)

Bologna, 30 novembre 2019 - Un’ora e mezza a ruota libera, sotto la visiera di un cappello rosso che solo a volte permetteva di nascondere le lacrime. Ecco l’alfabeto di Sinisa Mihajlovic, del suo primo discorso pubblico dopo il trapianto, ieri nella sala stampa del Dall’Ara, affiancato dai medici che l’hanno curato in questi mesi. Dove parlava di schemi ed errori arbitrali, ieri Sinisa si è aperto a tutti.

Il commento La forza della fragilità di Beppe Boni - Leggi anche Gli eroi di tutti i giorni: "Un esempio, ci ha dato forza"

Migration

A come Arianna . La moglie: «E’ stata sempre con me, ogni giorno in ospedale, è l’unica persona che conosco ad avere più palle di me».

B come Bambini . «Alcuni piccoli malati mi hanno mandato i loro disegni, qualcuno anche un videomessaggio a cui ho risposto. Mi hanno dato forza».

C come Cure . «Non puoi battere la malattia solo con il coraggio, servono le medicine. Devo prendere 19 pillole al giorno. Alcune sono così grosse che sembrano supposte».

D come Dieta . «Ho perso 13 chili la prima volta che ho fatto la chemioterapia, 9 la seconda».

E come Eroe . «Non sono un eroe, sono un uomo, con le sue fragilità. Ma non mollo».

F come Felice , come Fenucci. L’ad ieri era al suo fianco: «Sono strafelice di riaverlo qui. Mihajlovic ha rafforzato il sentimento di fraterna amicizia che ci lega a lui».

G come Giuste , le persone che l’hanno curato: «Ho capito subito che ero finito nelle mani giuste».

H come Hellas . «Quando sono andato in campo a Verona ero in uno stato umano non presentabile. Sembravo un morto che camminava, ero 72 chili. Mi girava la testa, ma l’ho dovuto fare per dimostrare che amavo il mio lavoro e per la gente che mi ha voluto bene».

J come Joey . «Da Saputo ai magazzinieri, tutta la società mi è stata vicina. Non hanno mai avuto dubbi e mi hanno fornito tutto quello che serviva per allenare dall’ospedale».

K come Ko . «Come ho detto il primo giorno: ho rispettato la malattia, ma l’ho affrontata come faccio sempre, a testa alta».

I come Influenza . «Nei giorni del trapianto non potevo parlare alla squadra, ho avuto tra i 39 e i 40 di febbre per due settimane. Sapevo che ne avrebbero risentito».

L come Luglio . Era il 13 quando Sinisa parlò l’ultima volta: «Sono stati 4 mesi tosti, ma ho conosciuto medici straordinari e persone meravigliose».

M come Mamma . «A Natale verrà mia madre dalla Serbia, non vedo l’ora di mangiare i suoi piatti».

N come Nuovi . «Ho un’età in cui non posso farmi nuovi amici, ma la malattia mi ha fatto ritrovare quelli che avevo perso, anche se non era colpa mia».

O come Obiettivo . «Quando ero dentro pensavo un giorno per volta, poi ti guardi indietro e scopri che sono diventati venti e ti fai forza».

P come Panchina d’oro. Molti colleghi della serie A vorrebbero assegnarla a lui: «Se è per il mezzo miracolo che abbiamo fatto l’anno scorso, mi fa piacere. Se è per la malattia, non mi interessa».

Q come Quadrato . «Non ho mai avuto molta pazienza, adesso cercherò di averne di più».

R come Riposo . «Dopo i due giorni di allenamento di questa settimana ero stanco, ma sarò presente ogni volta che potrò».

S come Sapori . «Non li sento più, se mangio una bistecca o un pezzo di cartone è uguale».

T come Tanjga . E’ il nome dell’assistente, sosia di Liam Neeson, che lo ha sostituito in panchina: «Miroslav per me è come un fratello, capisce di calcio e sa dire in faccia le cose. Non è uno yes-man. Anche a lui ho detto che mi aspettavo di più, come da tutto lo staff. Ma sono troppo bravi ragazzi, altrimenti avrebbero fatto loro il primo allenatore».

U come Uniti . «Voglio ringraziare tutti, anche quelli che hanno pregato per me. Prima dividevo la gente, ora ho unito anche i tifosi avversari».

Vasco . «Come direbbe lui, eh già: sono ancora qua».

Z come Zero . Gli alibi che saranno concessi alla squadra d’ora in poi: «Da adesso tutti dovranno dare il 200 per cento. Chi non lo fa, non gioca».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro