Hoop Cities: Bologna come New York

Presentata al PalaDozza la première del capitolo bolognese del documentario prodotto da Nba Europe. Star della serata, Marco Belinelli racconta i primi passi nel massimo campionato mondiale

Bologna, 4 ottobre 2022 - Bologna come New York. D’ora in poi Bologna in America non sarà più l’appellativo per indicare la mortadella d’oltreoceano, o il condimento per gli spaghetti: ci sono voluti gli stellari fasti di Virtus e Fortitudo, gli attracchi di ‘Vincenzino’ e ‘Beli’, i playground, il derby e una cultura cestistica intessuta nell'anima cittadina, per elevare definitivamente Bologna verso l’Olimpo del basket. È stata infatti presentata al PalaDozza la première del capitolo bolognese del documentario Hoop Cities, prodotto da Nba Europe in collaborazione col sito La Giornata Tipo di Raffaele Ferraro, che in 40’ ha esplorato la cultura locale, la storia e la sterminata comunità locale della palla a spicchi (Belgrado, Colonia, Leverkusen, Istanbul, Kaunas, Parigi, Siviglia e Salonicco, le altre realtà coinvolte).

'Hoop cities', presentazione del docufilm al PalaDozza (FotoSchicchi)
'Hoop cities', presentazione del docufilm al PalaDozza (FotoSchicchi)

Inevitabile parterre de Roi per l’occasione, con Davide Lamma e Marco Belinelli stretti in un abbraccio fra capitani antagonisti e amici, col sindaco Matteo Lepore e papà ‘Lello’, coach-leggenda delle ‘minors’, ma anche l’ala virtussina Cecilia Zandalasini e il giornalista e Walter Fuochi.

“Noi non abbiamo mai avuto dubbi: Bologna è Basket City - dice Lepore -. Grazie al pubblico presente, Raffaele Ferraro, Mattia Santori, Roberta Li Calzi, Bologna Welcome e Mubit, che ribattezzeremo ‘Dai mò Mubit’ visti i ritardi nella sua finalizzazione. Scherzi a parte una serata come questa è il preludio di quello che vogliamo fare. Siamo contenti che calcio e basket ripartano con le donne a Bologna. Stasera è un assaggio per capire come usare questo spazio in altri modi”.

Star della serata, Marco Belinelli racconta i primi passi nel massimo campionato mondiale. “In Nba mi chiedevano tutti di Bologna - dice Belinelli -, perché Bologna era conosciuta per il cibo, anche se magari non conoscevano bene la rivalità fra Virtus e Fortitudo. Quando ero a San Francisco andavo in un ristorante che aveva le lasagne alla Belinelli: negli anni ho fatto conoscere la mia città oltreoceano. Fra le realtà che ho vissuto che più assomigliano a Bologna direi Philadelphia e San Francisco, ma è New York quella che più può assomigliarle per la passione cestistica”. La frustrazione degli inizi, fino allo storico anello nel 2014. “Quando arrivai è stata dura, ho giocato poco ed ero nervoso: in Italia giocavo molto, ma alla fine non ho mollato, come mi ero promesso. Sono riuscito a resistere anche grazie alla mia famiglia e agli amici. Devo tanto a Chris Paul, che mi è stato vicino nel momento del bisogno. Bisogna amare questo sport e crederci, è troppo facile mollare, è più complicato in quei momenti dimostrare che altre persone si sbagliano”. Venerdì sera lo storico ritorno della Vu nera in Eurolega. “Torniamo dopo tantissimo tempo, l’ultima volta vestivo la maglia della Fortitudo nel 2006. Venerdì sarà una serata speciale per la squadra e per tutta la città: il livello è alto e c’è la volontà di fare bene. Siamo una squadra lunga e con innesti importanti, siamo all’inizio e ci vorrà tempo per trovare la quadra”.

A distanza, anche l’ex capitano della Fortitudo Stefano Mancinelli ha voluto portare il suo contributo: “Mi dispiace non essere lì, ma ho avuto un contrattempo. La mia esperienza con Basket City è iniziata nel 1999 col provino in Fortitudo: quando sono tornato a Chieti ho fatto male gli altri provini perché avevo già scelto nella mia testa. Se penso a Bologna ci sono i derby, le coreografie, i risultati belli e brutti, l’atmosfera in settimana. Nel 2009 quando andai via dalla Fortitudo non vedevo già l’ora di tornare: Basket City è una cosa che entra nel cuore, solo se la vivi puoi capirla”. Condensare in 40’ una città del basket non è stato facile, specie per chi ha curato da vicino quest’opera ciclopica, il fondatore del sito La Giornata Tipo, Raffaele Ferraro: “Quando ci ha chiamato l’Nba per fare una serie pensavamo di fare una serie lunga come Lost, con almeno 110 puntate. È stato difficile riassumere tutto, è stata la cosa più complicata: Nba ci ha dato la libertà di muoverci e molto permissiva. Volevamo raccontare tutto e non era possibile, abbiamo scelto determinati personaggi e storie, che secondo noi potevano essere funzionali. Non è solo Virtus e Fortitudo, che sono le cose più famose, ma Basket City è soprattutto le ‘minors’: c’è una quantità di gente che gioca sempre, il venerdì sera, ma anche al campetto con 2 gradi. Per me è un sogno aver contribuito a realizzare qualcosa sulla mia città e farlo al PalaDozza”.