Centro per i rimpatri a Bologna: no del Comune

L’assessore Rizzo Nervo stoppa Isabella Fusiello: "Sono luoghi di detenzione, la storia li ha già giudicati"

Bologna, 6 settembre 2023 – No a un Centro per i rimpatri a Bologna. Non è un giudizio ideologico, ma oggettivo: la storia dell’immigrazione ci insegna che quelli sono strumenti fallimentari. Oltre che segnati da tante esperienze di privazione della dignità umana".

Uno degli ultimi arrivi di migranti nel Cas di via Mattei, a Bologna
Uno degli ultimi arrivi di migranti nel Cas di via Mattei, a Bologna

E’ ferma la contrarietà del Comune di Bologna al rispolvero di una vecchia querelle , quella della rinascita di un Centro per i rimpatri (Cpr) sotto le Torri. Vecchia perché se ne riparlò più o meno sei anni fa, dopo che il vecchio e vituperato Cie, una cosa simile, a Bologna fu chiuso e sostituito dall’evoluzione in hub regionale per migranti della struttura di via Mattei, oggi un Cas (accoglienza straordinaria) che trabocca di persone costrette a transitarci in condizioni precarie.

Però oggi i presupposti sono nuovamente cambiati, il Viminale l’ha dichiarato poco più di una settimana fa, seguito ieri dal questore Isabella Fusiello sulle pagine del Carlino : un Cpr in Regione è necessario e si farà. A Bologna probabilmente, oppure a Modena.

La giunta Lepore coerentemente non ne vuole sentire parlare, e Luca Rizzo Nervo, assessore al Welfare, lo ribadisce. Anche perché, parallelamente, il Comune ha fatto partire una nuova traccia di confronto proprio con il ministero guidato da Matteo Piantedosi.

Rizzo Nervo, cosa ne pensate delle parole del questore?

"Siamo contro i grandi centri concentrazionali, l’abbiamo sempre detto. E siamo contro quel tipo di esperienze, già bocciate all’atto pratico. Il Cie fu chiuso perché il sistema non funzionava, pensiamo non sia la risposta adeguata. A maggior ragione in una città che già svolge un ruolo fondamentale con il suo sistema modello di accoglienza diffusa, e che supplisce alle responsabilità dello Stato".

Perché i rimpatri sono sempre un problema?

"Vede, il problema delle espulsioni è legato all’efficacia nel garantirne un esito e all’efficacia degli accordi stipulati con i Paesi di provenienza. In merito, i Cpr attuali rappresentano una situazione preoccupante: meno del 50% delle persone che transitano poi viene espulso. I Cpr sono carceri mascherate, con dubbi sui presupposti giuridici che li sorreggono. I migranti vengono trattenuti a migliaia".

Lei li aveva visitati da parlamentare?

"Sì, più di uno, non ho visto esperienze dignitose, ma solo privazioni della dignità delle persone. Ripeto, uno strumento inefficace di cui non ne sentiamo assolutamente il bisogno. L’espulsione per chi commette gravi reati è un’esigenza che lo Stato deve garantire dentro all’efficacia degli accordi. Non con centri di detenzione di dubbia efficacia e con problemi di dignità: recentemente sono usciti dati sui Cpr italiani e sull’abuso di psicofarmaci al loro interno".

Intanto domani (oggi) ci sarà il primo tavolo tecnico sui migranti, per voi si riparte da lì?

"Certo, non occorre aprire altre discussioni inutili. Saremo al tavolo con la certezza e la convinzione che il Viminale voglia costruire prospettive concrete sui minori, per uno strumento come un hub che possa essere utile, all’interno di una governance condivisa e in un sistema di gestione sostanzialmente parametrato dentro ai nostri standard, vedi il Sai".

Il Viminale vi ha dato garanzie? Avete già pensato a un luogo per l’hub per minori?

"Con il Viminale il dialogo è partito, il percorso è quello e l’intento come detto è assolutamente comune. Sul luogo non si può dire ancora nulla, dobbiamo prima verificare i presupposti e poi, dove ci fossero, piano piano arrivare a parlare anche dei luoghi".

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