"Variante, progetto sbagliato". Aperta inchiesta bis sulle parole di Castellucci

San Benedetto, al momento non ci sono indagati

La cerimonia di abbattimento dell’ultimo diaframma della Variante

La cerimonia di abbattimento dell’ultimo diaframma della Variante

San Benedetto (Bologna), 8 maggio 2015 - La Procura di Bologna ha aperto un’inchiesta bis sulla Variante di Valico. Si tratta di un fascicolo senza indagati e senza ipotesi di reato, nell’ambito del quale è stata richiesta l’acquisizione della registrazione dell’audizione resa, lo scorso 17 marzo, dall’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Giovanni Castellucci alla Commissione Lavori pubblici del Senato. Le dichiarazioni messe a verbale dal manager nella circostanza erano state riprese da diversi organi d’informazione e avevano destato un certo scalpore. In particolare Castellucci, come riportò l’Ansa, aveva spiegato che la Variante, che doveva costare 3,5 miliardi, a conti fatti ne costerà il doppio. Questo, aggiunse, a causa di scelte errate nella progettazione: «E’ stata progettata negli anni ‘90, io non c’ero, sicuramente col senno di poi oggi la progetteremmo in maniera differente, più in galleria e più profonda».

Parole che hanno fatto sobbalzare i residenti del comitato di Ripoli, che hanno avuto le case danneggiate dai lavori e hanno sempre esattamente sostenuto la stessa cosa. Su queste dichiarazioni i carabinieri di Vergato, che hanno già condotto gli accertamenti dell’inchiesta madre, hanno prodotto una segnalazione alla Procura. I pm Rossella Poggioli e Morena Plazzi hanno quindi chiesto l’acquisizione della registrazione e, se si renderà necessario, potrebbero convocare Castellucci per chiedergli di specificare ulteriormente il senso delle sue parole.

Nel frattempo, è in corso il supplemento di perizia richiesto dal Gip Andrea Scarpa, che nello scorso gennaio aveva rigettato la richiesta di archiviazione dell’indagine originaria, condotta dal pm Plazzi, allungando così di sei mesi i tempi dell’inchiesta. Il giudice, in particolare, aveva sottolineato «la necessità di un approfondimento investigativo in relazione alla prevedibilità dei movimenti franosi nella fase di progettazione delle opere di scavo», dovendosi valutare se le scelte compiute dai progettisti, «essendosi mantenute prevalentemente a livello qualitativo, senza effettuare concreti tentativi volti a dare una definizione quantitativa del fenomeno, integrino profili di responsabilità colposa nei confronti dei singoli responsabili del progetto, le cui lacune hanno inevitabilmente comportato le negative conseguenze in fase esecutiva, alle quali si è reso necessario porre rimedio con ripetuti aggiustamenti volti a limitare gli effetti indotti dalle operazioni di scavo e alle quali è con ogni evidenza logica addebitabile l’intensificazione dei movimenti franosi».

Di fatto, le parole di Castellucci e le richieste del Gip sembrano convergere in un’unica direzione, quella su cui ha speso vanamente il proprio fiato per anni il Comitato di Ripoli. Ora, come riferito ieri dal ‘Carlino’, sono iniziati gli interventi di consolidamento del versante in frana, con la realizzazione di drenaggi per un costo di 9 milioni di euro.

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