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Bologna, 28 marzo 2022 - "Gianni era passionale, ironico, ’sbordellone’... Insomma, un amico". Il ricordo del cantautore bolognese Andrea Mingardi dell’attore scomparso sabato, è un impasto di commozione e memoria. Un racconto, quello dell’amicizia con Gianni Cavina, che è quasi un film: tra serate, locali, set, risate e imprevisti. E poi Pupi Avati, Lucio Dalla, il Bologna calcio, la Virtus... Che amico era Gianni Cavina? "Un amicone. Aveva il suo carattere da brontolone polemico, quanti vaffa che ci siamo tirati... ma tutti affettuosissimi". Quando vi siete conosciuti? "Avevamo 20 anni. Eravamo in Sala Borsa, sulla balaustra, allora lì giocava la Virtus... Poi ci siamo incontrati e visti dappertutto. Facevamo un sacco di ‘vasche’ sotto il Pavaglione. Parlavamo tanto anche di musica, a lui piaceva molto. In quegli anni seguivo un gruppo di sciagurati sperimentatori nel locale Le Ruote, ai bordi di Piazza Aldrovandi. C’erano lui, Lucio Dalla e Giulio Pizzirani che facevano cabaret. Che bei ricordi...". Che anni erano quelli? "Anni di serate e locali storici. Al Ginko Billobar canticchiavo, e un giorno salì anche Gianni col suo clarinetto e mi disse: ‘Non sapevo che cantassi’. E io: ’Non sapevo che suonassi’. Venivano in tanti, anche Pupi Avati, che suonava pure lui il clarinetto, e poi si andava tutti dalla Lamma, a mangiare tonno, fagioli e cipolla. Quante avventure..." Ce ne racconti una... "Beh, la rissa del 1995. Un amico mi invitò all’inaugurazione del suo ristorante di pesce. Eravamo una bella tavolata, c’erano Cavina, Gianni Fantoni, il giocatore del Bologna Gino Pivatelli. Era una bella serata, tanti amici, ma a un certo punto io e Gianni ci accorgemmo che qualcuno ci guardava e prendeva in giro, con insulti pesanti. Pivatelli si alzò per difenderci, ma si prese quattro schiaffoni. Arrivò la security, il tizio – ubriachissimo – venne ...
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