Michele Placido a Bologna: "Willy Loman, vero e attuale"

L’attore al Duse con ‘Morte di un commesso viaggiatore’: "Il capolavoro di Miller racconta il mondo di oggi"

Michele Placido, 75 anni, sostituisce Alessandro Haber nello spettacolo

Michele Placido, 75 anni, sostituisce Alessandro Haber nello spettacolo

Bologna, 5 maggio 2022 - Placido, quanto è attuale il capolavoro di Miller oggi?

"La storia di Willy Loman, il voler inseguire il sogno americano, con quell’euforia del 1949 di chi ha appena vinto la guerra e ha liberato l’Europa dal nazifascismo... vedo una contemporaneità straordinaria". Michele Placido racconta di aver ricevuto la telefonata di Alessandro Haber che, chiedendo di essere sostituito nel ruolo del protagonista in Morte di un commesso viaggiatore , sussurrava: "Fratello, solo tu mi puoi salvare". Placido arriva così al Teatro Duse (via Cartoleria 42), domani e sabato alle 21 e domenica alle 16 con lo spettacolo che vede sul palco anche Alvia Reale nel ruolo di Linda e la regia di Leo Muscato (Info e biglietti: 051 231836 - biglietteria@teatroduse.it - teatroduse.it o Vivaticket ).

E lei cos’ha risposto a Haber?

"Venivo da una tournée impegnativa per La bottega del caffè , ma ho capito che c’era bisogno, ho sentito Alessandro molto in apprensivo e siamo riusciti a fare un ‘piccolo miracolo’, evitando che tutto saltasse".

Un classico che non poteva non andare in scena...

"È buono per tutte le stagioni, da quando nel 1951 al Teatro Eliseo Luchino Visconti l’ha messo in scena con Paolo Stoppa e Rina Morelli . Diciamo che va lasciato riposare e tirato fuori ogni due o tre anni, o si inflaziona ( ride, ndr )".

Sogni, capitalismo, guerra...

"È la storia dell’uomo, ogni 15 o 20 anni c’è una guerra. Chi vive queste grandi democrazie vive una lotta per affermarsi".

Non tutti ci riescono, però?

"È normale che sia così. Cristo nel Vangelo diceva che alcuni sono chiamati e pochi sono eletti: non tutti ce la fanno a diventare qualcuno".

È questo uno dei problemi fondamentali oggi?

" Pier Paolo Pasolini sottolineava che siamo stati allevati per essere consumatori, ma il consumo prevede benessere sociale. E se guardiamo al mondo cosa vediamo? Una famiglia normale di operai o impiegati fatica ad avere uno stipendio decoroso".

È qui la contemporaneità?

"Ci sono frasi illuminanti nel testo: non conta quello che sai o sai fare, ma come appari. Oggi è importante avere contatti, i giovani vogliono apparire con telefonini e social. Poi scoppia una guerra e si paralizzano, in famiglia si comincia a sentire che il televisore nuovo non si può comprare ed è la fine. Eravamo tutti felici e ora il mondo sta crollando: è qui la vera attualità. E il pubblico si commuove".

Tornare a incontrare gli spettatori cosa le suscita?

"Il teatro ha sofferto per due anni, le sale si sono svuotate e poi piano piano riempite. Il pubblico ha resistito e anche noi dall’altra parte abbiamo tenuto duro, ma ora finisce una guerra e ne inizia un’altra... Io ricordo sempre Giorgio Strehler , che vedeva il teatro sia un rifugio in cui riflettere le fragilità dell’uomo di fronte alle tragedie".

E il Duse?

"Amo profondamente Bologna, frequentavo le osterie con Francesco Guccini e penso la storia del Duse rispecchi questa meravigliosa città".

 

 

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