Porretta Soul Festival, Uliani svela i segreti. "C'è la miglior musica 'nera'"

"Da noi ogni band ha una sezione fiati, altrove solo quella ritmica. E si scoprono talenti"

Porretta Soul Festival, la resident band Anthony Paule Soul Orchestra

Porretta Soul Festival, la resident band Anthony Paule Soul Orchestra

Bologna, 1 luglio 2019 - Regista di una storia di soul che si muove sugli arrangiamenti storici e su quelli reinventati con la forza catalizzante di interpreti che appartengono al mito, Graziano Uliani, griffe del Porretta Soul Festival, ne disvela la trentaduesima edizione sottolineandone le novità. L’appuntamento che ha trasformato la cittadina termale nella «soulville d’Europa» dal 18 al 21 luglio ospiterà oltre duecento musicisti provenienti dai quattro angoli del globo (con netta prevalenza dei nordamericani). Presenze che promettono candore e svago, arrangiamenti ricchi di brio e professionalità, fiorite nelle città americane in cui soul e rhyhtm & blues sono nati e si sono sviluppati. «Sarà come sempre una kermesse ‘nerissima’, densa, di portata mondiale - spiega il patron, uomo di poche parole e molto soul -. A Porretta chi ha capacità musicali può esprimersi al meglio in un contesto dove il pubblico sa riconoscere i talenti. Il che vale anche per le quindici band italiane di questa edizione».

Cos’è diventato il Porretta Soul Festival?

«Un appuntamento annuale che al di là della musica vede affluire pellegrini da tutto il mondo ansiosi di vedere i personaggi della vecchia scuola dell’R&B, nella scia di Otis Redding e Aretha Franklin. Oggi si parla di hip hop e rap, ma soul e blues sono ben altra cosa».

C’è chi dice che lei non ami il blues…

«E c’è pure chi ribatte che se vuoi andare ad ascoltarne del buono devi salire a Porretta».

Peculiarità del PSF?

«Qui vedi artisti meno commerciali, ma non meno qualitativi. Smentisco che Porretta sia una vetrina di altre rassegne. Quest’anno c’è Willie West, pupillo del compianto Allen Toussaint cantante ufficioso dei Meters: nessuno lo conosce, ma lui era uno dei personaggi più ambiti di New Orleans senza aver avuto la fortuna di imboccare i paradisi discografici di altri. I fatti? Il novanta per cento dei musicisti che sono transitati per Porretta hanno preso il Blues Music Awards».

Guarda i cartelloni di altri festival?

«Certo e scopro che a Porretta ogni band ha una sezione fiati a differenza degli altri che hanno solo sezioni ritmiche, quindi ci diversifichiamo come prodotto».

I costi?

«In continuo aumento. Quello che prima spendevi per imbarcare 13 persone sul volo Philadelphia- Bologna adesso lo spendi per la metà dei passeggeri».

Che cosa apprezzano di più i musicisti e i pellegrini del soul?

«L’elevato standard dell’accoglienza e la ricchezza della proposta culinaria. Ma anche le meraviglie culturali della Valley of Soul, i nove comuni in cui ogni sera si può assistere ai concerti itineranti e gratuiti con i protagonisti del Porretta Soul Festival».

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