Ulivieri e la lezione di Mihajlovic: "Un duro che non aveva perso la tenerezza"

L’ex mister rossoblù e presidente degli allenatori: "Si era scoperto indifeso a causa della malattia Ma non aveva mai smesso di lottare. In panchina a Verona, quella sera, mandò un messaggio fortissimo"

Renzo Ulivieri, presidente dell’associazione allenatori, ieri ai funerali di Mihajlovic

Renzo Ulivieri, presidente dell’associazione allenatori, ieri ai funerali di Mihajlovic

Bologna, 20 dicembre 2022 - "In panchina era un duro che aveva imparato, col tempo, a non perdere la tenerezza". Citando Che Guevara Renzo Ulivieri stampa un bacio simbolico al feretro che ieri, nella commozione del calcio mondiale, si è portato via per l’ultima volta Sinisa Mihajlovic.

La storia "Mihajlovic mi ha insegnato a combattere la malattia"

Ulivieri, quando a settembre Mihajlovic fu sollevato dall’incarico di allenatore del Bologna lei disse di aver pianto.

"In chiesa ho provato le stesse emozioni, ovviamente per qualcosa di molto più drammatico di un esonero. Emozioni forti per le testimonianze dei tanti che lo conoscevano e per le parole, molto profonde, del cardinale Zuppi".

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Qual è il passaggio che l’ha toccata nell’intimo?

"Quando Zuppi ha ricordato la complessità che ha dovuto affrontare Sinisa nel passare dall’invulnerabilità alla fragilità. Lui che era l’immagine della forza improvvisamente si era scoperto indifeso. Ma non aveva perso la voglia di lottare".

Per un presidente degli allenatori vedere un collega che a stento si regge sulle gambe accomodarsi in panchina come fece Mihajlovic nell’agosto 2019 al Bentegodi dev’essere stato uno choc forte.

"E’ un’immagine che mi porterò dentro per sempre. E che si ricollega alla riflessione di Zuppi: Sinisa, icona della forza fisica, quel giorno si è messo a nudo mostrando la sua debolezza di malato. Ma il messaggio che ha trasmesso è stato di una forza mostruosa".

Tutto il calcio piange un uomo che dietro la scorza da duro esibiva un sorriso dolcissimo.

"La malattia probabilmente lo aveva addolcito. Io, citando Che Guevara, a Coverciano dico spesso agli aspiranti allenatori che ‘bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza’. Forse Sinisa non avrebbe apprezzato la provenienza di quel messaggio, ma da allenatore questo era diventato: un duro dal cuore tenero".

Un bravo allenatore spesso è la somma di valori tecnici e morali.

"Il Mihajlovic allenatore si è formato attraverso il tirocinio sul campo: non è scontato per chi da calciatore è stato un campione e poi sceglie di fare l’allenatore. L’ex campione o si siede subito sulla panchina di una grande oppure, se parte dal basso, deve imparare con la gavetta a conoscere le mille sfaccettature del mestiere di tecnico. È quello che ha fatto Sinisa".

I suoi incroci con lui in carriera?

"Tanti. Ricordo quando andammo col Bologna a Marassi a sfidare la Sampdoria (serie A, stagione 1997-98, ndr). Tra lui e Veron quando loro battevano i corner non c’era da stare allegri. Andammo sotto di due gol, poi la ribaltammo con la tripletta di Andersson".

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