Caccia al cinghiale al via tra le polemiche

Zanetti (Federcaccia): "Sono un pericolo per colture agricole e per le persone. Gli agricoltori ci chiedono aiuto"

Migration

di Annamaria Senni

Riparte alla vigilia di Pasqua la caccia al cinghiale. Sarà consentita in forma selettiva, permessa cioè solo a cacciatori singoli (e non in gruppo). Senza cani appresso e seguendo un preciso calendario venatorio. Ad approvare la caccia di selezione in regione è una delibera della Giunta che ha ottenuto il parere favorevole della commissione competente. E anche nella nostra provincia si tornano a cacciare gli ungulati che sono causa di grossi danni per gli agricoltori del posto. Era dal 31 marzo scorso che la caccia ai cinghiali era vietata, 15 giorni di ‘buco’ che non poteva essere prolungato oltre. Il via libera al calendario venatorio da oggi arriva in ritardo perché occorreva attendere il parere di Ispra (l’istituto per la ricerca ambientale). La caccia di selezione agli ungulati terminerà il 31 maggio del 2023 e non più il 31 marzo. Si potrà sparare tre ore prima dell’alba e tre dopo il tramonto, utilizzando gli strumenti idonei (termici o infrarossi).

"Il numero dei cinghiali è aumentato negli ultimi anni e rappresenta un pericolo per l’incolumità delle persone e per le attività agricole che vedono i raccolti distrutti in una notte – dice Gianni Zanetti, rappresentante di Federcaccia Cesena – per questo non si dovrebbe mai chiudere la caccia in questa maniera, per 15 giorni. Il cinghiale è diventato una bomba ecologica, checché ne dicano gli ambientalisti e i protezionisti, e l’unico modo per contenerlo sono i cacciatori. Gli agricoltori hanno iniziato a chiamarci perché i cinghiali cominciano a muoversi in quanto il terreno è più morbido e si creano danni. Ogni anno il cinghiale ha un accrescimento del 200 per cento".

Stralciata dunque dal calendario venatorio la caccia selettiva al cinghiale, perché non poteva attendere oltre. "Sono cacciatore e condivido lo stralcio della caccia al cinghiale: chi è a contatto con gli agricoltori conosce il problema degli ungulati e quello della peste suina – afferma Massimo Bulbi, presidente Federcaccia Emilia Romagna – al momento la peste suina è sotto controllo e monitorata, carcassa per carcassa; il problema è l’indice di diffusione molto alto e il fatto che questo virus termina solo con la morte. Il danno è per gli allevamenti contaminati, dato che comporta l’uccisione dei suini e la perdita di posti di lavoro. Mi preoccupa poi il prolungamento della caccia alle ore notturne, temo per la sicurezza perché conosco armi e munizioni".

Contrarietà da parte del Wwf rispetto alla posizione della Regione, le cui deroghe e la conseguente approvazione della caccia al cinghiale, rappresenterebbero per l’associazione ambientalistica, serie minacce per la fauna selvatica che è patrimonio indisponibile dello stato. "Il controllo numerico dei cinghiali va condotto con tecniche scientifiche e di comprovata efficacia, ma non con i fucili – dice la presidente del Wwf di Forlì-Cesena Chiara Bocchini che si allinea con la posizione del Wwf Italia - oltre a non ottenere alcun risultato apprezzabile, la caccia di selezione causa notevole disturbo alla fauna in pericolo in fase riproduttiva e, se condotta anche in aree protette, il danno è doppio".