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Cronaca

Cappuccetto rosso è una marionetta

Stasera al teatro Petrella di Longiano il gruppo Uror mette in scena una riscrittura della fiaba in chiave contemporanea

Cappuccetto rosso è una marionetta

Ribaltare i canoni della tradizione e del senso comune. Sono questi i punti chiave di ‘Rosso’, una rilettura in chiave più matura e contemporanea della favola di Cappuccetto rosso. A interpretare lo spettacolo il gruppo ‘Uror’, stasera dalle 21.30 sul palco del Petrella di Longiano. Alle 17 lo spettacolo sarà anticipato da un laboratorio di illustrazione di Martina Sarritzu, mentre Garzone animerà il Petrella con un djset di chiusura. I biglietti sono in vendita sul sito di Vivaticket o presso la biglietteria del teatro.

Evelina Rosselli, membro del gruppo Uror con Caterina Rossi, come nasce lo spettacolo?

"Sin dai nostri esordi io e Caterina ci siamo cimentate con la struttura della fiaba, un po’ per semplicità, un po’ per curiosità. In realtà abbiamo scoperto diverse contraddizioni fra i testi originali e le fiabe a cui ci hanno abituato. Da qui abbiamo deciso di portare in scena la storia di Cappuccetto rosso in chiave più moderna e intrigante".

In che modo?

"Innanzitutto al centro della scena c’è una marionetta, dato che ci rifacciamo al teatro di figura per adulti. Parlando di temi, nella nostra riscrittura tutto ruota intorno alla morte, con Rosso che deve fare i conti con gli eventi di crescita che la vita ci impone. È lei l’eroe della storia, mentre il lupo l’antagonista con cui dialoga".

Che messaggio manda lo spettacolo?

"Invece di arrabbiarsi Rosso ha un’epifania e comprende che la morte può essere ugualmente collegata alla vita e celebrata. La marionetta compie ciò che noi umani non riusciamo a fare facilmente: perdonarci".

Avete avuto qualche influenza nella riscrittura dell’opera?

"Alla biennale di Venezia abbiamo conosciuto Natacha Belova, che per prima ci ha ispirato nell’uso della marionetta. Da Fabiana Iacozzilli, invece, abbiamo preso alcune idee sull’uso della figura. Infine, i testi più significativi per noi sono stati ‘La compagnia dei lupi’ di Carter e la versione di Perrault di Cappuccetto rosso".

Come si è formato il gruppo Uror?

"Io e Caterina abbiamo frequentato l’accademia Silvio D’Amico, studiando insieme recitazione. La nostra chimica artistica unisce arte, pensiero e manualità, dato che Caterina è artigiana. Il nome del gruppo arriva dal latino, ha a che fare con l’ardere, con il fuoco della passione giovanile. Oltre a noi ci sono tante figure satellite, ma indispensabili, che ci aiutano per ogni spettacolo".

Quali saranno i vostri prossimi progetti?

"Dopo diversi anni, vogliamo abbandonare il mondo della fiaba per dedicarci a qualcosa di nuovo. Non lasceremo, però, il mondo del teatro immaginifico, fatto di figure e ombre. Lo applicheremo a progetti artistici differenti, come il testo di ‘Sdisorè’ di Giovanni Testori. Questo, però, è solamente l’inizio".