ERMANNO PASOLINI
Cronaca

Cesena in un’indagine nazionale. Le ombre della mafia cinese tra prostituzione e intimidazioni

La polizia di Stato ha delineato i contorni dei gruppi criminali orientali insediati in molte città italiane. Nel nostro territorio sanzionate 15 attività per irregolarità ambientali e per la sicurezza sui luoghi di lavoro.

Nel corso dell’indagine della polizia sono state controllate in particolare le attività imprenditoriali e i locali (foto di repertorio)

Nel corso dell’indagine della polizia sono state controllate in particolare le attività imprenditoriali e i locali (foto di repertorio)

C’è anche Forlì Cesena fra le 25 province italiane passate al setaccio dalla Polizia di Stato contro la criminalità cinese che ormai sta imperando ovunque. Infatti le indagini che sono state svolte dalla Polizia di Stato hanno potuto constatare che in Italia operano diversi gruppi delinquenziali provenienti dalla stessa zona e città della Repubblica popolare cinese. Questi gruppi criminali sono diffusi in tutto il nostro territorio nazionale, sono in continuo contatto fra loro, sono autonomi, agiscono dove sono residenti in numero maggiore come in Toscana.

La vasta operazione della Polizia di Stato nelle 25 province contro la criminalità cinese ha interessato anche il territorio di Cesena e Cesenatico. Una indagine diffusa a macchia d’olio in tutta Italia, coordinata dal Servizio centrale operativo (Sco), che si è conclusa domenica. Le accuse riguardano l’immigrazione clandestina, lo sfruttamento della prostituzione e del lavoro, la contraffazione di prodotti, la distribuzione di stupefacenti e la detenzione abusiva di armi. A livello nazionale sono scattati tredici arresti, 31 denunce e sanzioni amministrative per quasi 74mila euro.

Per quanto riguarda il territorio della provincia di Forlì-Cesena, sono stati fatti controlli in aree che la questura definisce ‘sensibili’. In particolare il personale della Squadra mobile, del commissariato di Cesena e del presidio di Polizia di Cesenatico hanno controllato bar, esercizi pubblici, centri massaggi e attività produttive. Hanno identificato 136 persone, sono state controllate 15 attività e sono state fatte sanzioni per irregolarità ambientali e per la sicurezza sui luoghi di lavoro.

La criminalità cinese è comunque ben organizzata e da anni la Polizia di Stato indaga sul fenomeno. Ciascun gruppo è formato da un numero variabile di persone, in molti casi appartenenti allo stesso nucleo familiare, che commettono delitti quasi esclusivamente in danno di connazionali. Il vincolo di appartenenza delinquenziale al gruppo è molto stretto, con un radicato concetto di vendetta che può arrivare ad assumere il carattere della faida: i gruppi criminali cinesi sono come le mafie tradizionali e ricorrono facilmente alla intimidazione e alla violenza per raggiungere i loro obiettivi, praticando la regola dell’omertà e cercando di avere il dominio del territorio dove operano. Uno dei metodi utilizzati per affermarsi sul territorio è l’uso delle armi da fuoco. Nelle loro indagini la Polizia di Stato ha verificato la presenza di una vera e propria "ala armata" della delinquenza di matrice cinese, con il compito di intimidire e compiere gravi reati di sangue.

Le attività investigative della Polizia di Stato su tutto il territorio nazionale e quelle di acquisizione di informazioni hanno confermato che la criminalità cinese gestisce i propri affari illeciti in una costante collaborazione con altri gruppi di nazionalità diverse, anche italiani, che permette di spartire affari e territori di interesse.

Tra le attività illecite associate alla criminalità cinese, oltre a quelle segnalate, c’è l’hawala, cioè l’esercizio abusivo e clandestino dell’attività bancaria per trasferire in nero ingenti somme di denaro da un continente all’altro. E’ il sistema spesso utilizzato dalle organizzazioni criminali, non solo cinesi, come mezzo di pagamento nell’ambito dei traffici criminali, stupefacenti, migranti e riciclaggio di denaro.