Una frequentazione strettissima e poi sette mesi trascorsi sul set del film "M. Il figlio del secolo", come "dialet coach" dell’interprete del ruolo, Luca Marinelli. Denis Campitelli, attore nostrano, che vive e respira l’aria del paesino di San Pietro in Campiano, tra Santa Maria Nuova e Bertinoro, ha dato lezione di cadenza forlivese e di dialetto romagnolo al celebre attore romano, osannato in questi giorni al Lido di Venezia dove, fuori concorso alla mostra del Cinema, è stata presentata in anteprima la produzione Sky Original tratta dal romanzo omonimo di Antonio Scurati per la regia di Joe Wright. Campitelli, nella vita professionale, è il portabandiera di una tipica romagnolità popolana, di personaggi semplici quali il carrozziere o il barbiere, che magari fanno gli ‘sburoni’ come il dandy, ma caratterialmente miti. Nel caso della personalità del Duce, la parlata si è dovuta conformare all’uomo volitivo, che quando si infervorava e specie in famiglia parlava in dialetto e la cui mira era quella di comandare. "L’anno scorso sono stato contattato dalla ‘dialog coach’ Anna Redi – racconta Denis Campitelli circa il proprio ingaggio -, a sua volta consigliata sulla mia persona dalla docente del Dams di Bologna Cristina Valenti che spesso assiste ai miei spettacoli. Dapprima, le lezioni di inflessione forlivese si sarebbero dovute tenere solo via zoom, ma la professionalità e la volontà di essere un Mussolini credibile anche nella parlata ha indotto Marinelli e convinto la produzione che fosse necessario un contatto diretto col coach".
Ed è così che la conoscenza ha preso la piega di una amichevole frequentazione, "tanto da far comprendere a Luca, accorto, attento, di grande sensibilità – prosegue nel racconto Campitelli – che dovesse respirare l’aria di casa del Duce. Dunque, Marinelli è venuto in Romagna, l’ho ospitato per giorni a casa mia e con la mia auto raggiungevamo Predappio, sedendo ai tavolini dei bar a dire ‘patacate’, ascoltando l’accento della gente". Poco alla volta la parlata di Marinelli, dalla imitazione bolognese ha assunto le esse strascicate, le zeta con la zeppola, le e strette della Romagna forlivese: "senza effetti caricaturali – sottolinea Denis – insieme ad uno studio attento del corpo e della gestualità del Duce, ritratto dal 1919, anno di fondazione dei Fasci , fino al famigerato discorso in Parlamento nel 1925, dopo l’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti. Sono poi seguiti 7 mesi sul set, a Roma, dove in cuffia ascoltavo le battute di Marinelli rilevando eventuali errori di pronuncia".
E la presenza di Denis Campitelli non è passata inosservata tant’è che il regista ha deciso di dargli la parte di un socialista picchiato dai fascisti. "È stata un’esperienza davvero interessante – riflette Campitelli -: una scoperta inaspettata la cordialità di Luca Marinelli, la grandiosità di un set come raramente si vede in Italia e per parte mia, non ero mai stato ‘picchiato’ in scena e con gli stuntmen ho dovuto imparare anche a cadere".