’Ferito a morte’ e il rimpianto della scelta

La riflessione degli studenti dell’istituto tecnico aeronautico ’Baracca’ di Forlì sullo spettacolo tratto dal romanzo di La Capria

’Ferito a morte’ e il rimpianto della scelta

’Ferito a morte’ e il rimpianto della scelta

La rappresentazione ’Ferito a morte’, tenutasi giovedì al teatro Bonci di Cesena e diretta da Roberto Andò, è un adattamento del romanzo di Raffaele La Capria del 1961, riscritto da Emanuele Trevi per il teatro. La vicenda è portata al pubblico sotto forma di descrizione di una sola giornata, al posto degli undici anni del romanzo, che tratta la vita del protagonista Massimo e dei suoi amici, conoscenti e familiari nella Napoli borghese del secondo dopoguerra. L’opera infatti tratta proprio della giornata precedente alla partenza di Massimo da Napoli, rappresentando e facendo rivivere allo spettatore i luoghi caratteristici della sua gioventù agiata, in particolare la spiaggia, luogo degli amori, giochi e conversazioni superficiali che accompagnavano ogni giorno la vita di questi ragazzi. La coinvolgente scenografia, sviluppata su due piani fisici e temporali, consente un’immersione totale nel flusso di coscienza del protagonista. Senza dubbio l’effetto speciale più impattante risulta essere quello del mare accompagnato dalle sue imponenti onde, che come il passare del tempo, oscurano e illuminano i ricordi, e che esaltano il paesaggio ricercato da Andò. Il regista ha posizionato il protagonista ormai invecchiato al di fuori della scena, scegliendo di fargli narrare i suoi ricordi, che vengono rappresentati nello stesso istante dal resto degli attori. Degna di nota anche la marcata differenza tra le due generazioni: da un lato gli anziani, detentori della mentalità fascista e conservatrice, e dall’altro i giovani, desiderosi di vitalità, libertà e avventura, riottenute dopo l’opprimente periodo di guerra. La necessità di allontanarsi da Napoli diventa una priorità per i protagonisti più giovani, tanto che negli anni, mossi dai loro ideali, si disperdono tra Roma, Milano e Ischia, per poi ritrovarsi adulti e cambiati nel finale. Questa scelta risulta più sofferta per Massimo, che abbandona Napoli nonostante la sua condizione privilegiata gli avrebbe potuto permettere una vita più agiata, ma tuttavia superficiale. Una scena particolare, che ci ha fatto particolarmente riflettere, è stata la morte di un personaggio a causa di un infarto e la totale indifferenza da parte dei ragazzi. La rappresentazione è riuscita a farci immedesimare nelle vicende e nel primario desiderio del protagonista di scappare da un mondo che offriva lui solo due prospettive, ’essere ferito a morte o addormentato’, ovvero ’morire dentro’ rincorrendo per tutta la vita il desiderio altrui, senza pensare alle proprie passioni e alle proprie esigenze. Massimo è stato messo di fronte a una scelta: esaudire il suo desiderio o restare per esaudire quello dei suoi familiari. Lui è riuscito a scegliere per sé, facendo prevalere la forza di volontà sulla pigrizia di seguire il copione della propria vita.

4A, 4E, 5D Istituto Tecnico Aeronautico ‘F.Baracca’ Forlì