FRANCESCA SIROLI
Cronaca

Il cesenate che fa parlare. Topolino

Giovanni Barbieri è uno sceneggiatore delle storie del popolare fumetto Disney.

Giovanni Barbieri

Giovanni Barbieri

Raccontare una storia con le nuvolette. Se poi è sul settimanale a fumetti più amato in Italia, è certo diventerà senza tempo. È entrato nello staff di Topolino lo sceneggiatore cesenate Giovanni Barbieri. Diventare autore Disney è un altro tassello di una lunga carriera in cui ha dato voce a tanti personaggi cult per generazioni di lettori. "Ho iniziato a leggere fumetti con Topolino e Asterix e il primo che ho realizzato è stato in seconda elementare. Avrei voluto fare anche il disegnatore, ma non avevo un tratto abbastanza professionale", racconta Giovanni Barbieri. Classe 1968, ha esordito con alcune storie brevi pubblicate su Intrepido all’inizio degli anni 90. Ha firmato albi da edicola (Dylan Dog, Lazarus Ledd), graphic novel, serie tv (tra cui le Winx) e campagna pubblicitarie. Dal 2011 insegna Design della narrazione a TheSign Academy di Firenze. Tantissimi bambini si sono avvicinati alla lettura proprio grazie a Topolino, creato nel formato attuale nel lontano 1949 e ora pubblicato dall’editore modenese Panini, arrivato a ben oltre i 3.600 numeri. Qualche esperto del settore lo considera la cosa più vicina al New Yorker (rinomata pubblicazione statunitense) che c’è in Italia.

"Siamo un centinaio tra sceneggiatori, disegnatori e coloristi di tutte le età, la scuola italiana Disney è esportata in tutto il mondo – afferma Giovanni Barbieri – Topolino è quello che si considera un classico: le sue storie uscite decenni fa sono ancora attuali, ma è attento al contemporaneo e alla contaminazione con gli strumenti di oggi. Nel tempo cambiano il tratto del disegno e il linguaggio. La sfida è trovare sempre qualcosa di nuovo da dire, aguzzare l’ingegno".

Come nasce una storia? "Non basta la fantasia, serve disciplina e un mix di competenze – spiega – Prima si fa il soggetto, che è il riassunto completo della storia; segue la sceneggiatura, una sorta di copione cinematografico che fornisce al disegnatore tutte le indicazioni per dare la rappresentazione grafica. Viene poi disegnata, colorata e infine impaginata".

Arte comunicativa a sé stante, il fumetto era considerato in Italia un mezzo narrativo di second’ordine, volto al racconto di storie brevi, semplici e disimpegnate (a fine ‘800 negli Usa fu utilizzato come metodo di alfabetizzazione per le fasce deboli) e in seguito a uso quasi esclusivo dei bambini. In Italia è la rivista Linus a sdoganarlo per un pubblico adulto negli anni ’60, mentre nei primi anni ’90 c’è il boom dei manga giapponesi (in principio fu difficoltoso per gli editori adattarli in quanto nella versione originale si leggono da destra a sinistra) e inizia in seguito la diffusione nelle librerie oltre che nelle edicole. "C’è un pregiudizio antico – conferma Barbieri – Ma è comprovato che chi legge fumetti poi legge libri, diventa un lettore a tutti gli effetti. I bambini che leggono fumetti spesso conservano la passione per la lettura anche da adulti".