GABRIELE PAPI
Cronaca

Il confessore libertino e la suora ingegnosa

Scandalo in convento nel 1737: il prete entrava di nascosto di notte grazie al calco della chiave fatto nella pasta dei biscotti

Il confessore libertino e la suora ingegnosa

Una storia libertina. Accadde il 3 giugno di tanti anni fa nel 1737, nella pigra Cesena pontificia. Una storia piccante, mutuata da antiche cronache, in un convento di suore. E tuttavia senza violenza, solo una tresca proibita tra un confessore che confuse l’amor sacro con l’amor profano e una giovane suora fantasiosa che escogitò, come state per leggere, un delizioso marchingegno per consentire l’ingresso notturno dell’amante. Premessa: affinchè non si taccia il vostro cronista d’anticlericalismo ‘retrò’, faremo notare che storie simili abbondano non solo nelle biblioteche segrete, ma si affacciano anche nel capolavoro fondante della letteratura italiana, I Promessi Sposi. Ovvero la storia della Monaca di Monza ("la sventurata rispose") che ricarica le pile narrative del romanzo. Inoltre, la citazione della Monaca di Monza non è a caso. Come si sa, allora i conventi erano talvolta sede non solo di vocazioni, ma di figlie di famiglia ricca rimaste escluse dalle doti maritali.

Eccoci al racconto dell’antico e scrupoloso cronista Carlo Maria Andreini. Era già stato notato un prete, individuato in un religioso del convento maschile di San Francesco da ‘Pavola’, cioè da Paola, che di sera s’infilava nel convento di Santa Caterina (situato su l’attuale via Chiaramonti e dintorni). Il tam tam era giunto al Vescovo Orselli che, all’inizio, non volle crederci. Ma un ‘nobiluomo’ cesenate, tal Francesco Fabbri, prese la faccenda di punta. Badò il prete, che era il confessore, con la pazienza dei vecchi cacciatori alla posta del leprone. Finchè una sera, vistolo entrare, lo chiuse dentro con il catenaccio. Immediato l’intervento del vescovo che, insieme al fido marchese Locatelli intervenne: il prete fu trovato nascosto in un tino ma, annota Andreini, il vescovo "con la consueta accortezza e prudenza" lo fece uscire di nascosto dal convento, nel tentativo di evitare scandali. Figuriamoci. Tanto più che una veloce indagine scoprì come il prete fosse in possesso della chiave del convento, di pertinenza della badessa. La suora innamorata si era procurata quella chiave e l’aveva impressa nella pasta dei biscotti, passando poi nel confessionale quello stampo al confessore che a sua volta l’aveva portato a un fabbro ferraio, che gli fece la chiave. Salpò dunque la flotta delle malelingue tanto che l’avvocato Venturelli, fratello della badessa di Santa Caterina, scrisse alla superiora perchè chiedesse al vescovo un processo canonico contro la suora (non contro il prete: è sempre colpa di Eva) per sedare il discredito, non essendo bastate le punizioni inflitte nei rispettivi conventi ai focosi clandestini, trottolini amorosi.

Né fu il solo caso del genere, in quegli anni. Mica solo a Cesena: state a sentire. Nel 1740 salì al soglio pontificio il cardinale bolognese Prospero Lambertini, poi Benedetto XIV, che si fece apprezzare per moderazione e umanità, come dimostra questo aneddoto. Un giorno il segretario comunicò al papa: "Santità, debbo darle una terribile notizia…". "Dite, dunque". "Una suora del tal convento è incinta…" A quel punto il buon papa Lambertini sospirò: "Sarei più stupito se fosse rimasto incinto un frate". Della serie: chi è senza mira scagli la prima pietra.